Dall’Argine
Posa il meriggio su la prateria.
Non ala orma ombra nell’azzurro e verde.
Un fumo al sole biancica; via via
fila e si perde.
Ho nell’orecchio un turbinìo di squilli,
forse campani di lontana mandra;
e, tra l’azzurro penduli, gli strilli
della calandra.
Giovanni Pascoli.
Lui e la sua incredibile visione delle cose, della natura.
Soltanto lui può descrivere in questo modo il momento in cui il sole lascia il posto alla notte. Quando il pomeriggio si riposa, come se si addormentasse, su una prateria. Vengono in mente immensi prati colorati di rosso e oro, infinite distese di grano rubicondo. Chiudendo gli occhi e ascoltando questa poesia si avverte il silenzio che lui, perché solo lui sa farlo, descrive perfettamente, chè non s’avverte alcuna ombra nel cielo e nei prati. E il cielo è macchiato solo da una striscia di fumo che si perde, fila e si perde. Solo un rumore si sente poi all’improvviso, arriva all’orecchio come un sussurro; è lo scampanellio di una mandria lontana, e tra l’azzurro del cielo che si scurisce solo il rumore, ancora lontano, di un veicolo.
Una visione moderna del bucolico non trovate? Silenziosa e perfetta di un momento altrettanto perfetto. La poesia fa parte della raccolta “Myricae”, la cui pubblicazione va dal 1891 al 1911, parola latina che non a casa vuol dire “Tamerici” ed è ripresa dalle “Bucoliche” di Virgilio. Collegamenti su collegamenti, sia tematici che semantici. Il mondo delle Myricae, prevalentemente naturale, è un quasi mitico, un po’ evanescente, dai toni favolistici, si concentra sui particolari, quelli che rendono speciali un paesaggio, un rumore o un tramonto.
Per chi ha nel cuore la poesia è facile sentire l’eco di queste parole se si trova davanti un paesaggio simile, se vi trovate a passare in auto davanti a una distesa di prato e grano, potrebbe anche accadere che lo spirito di Pascoli vi sussurri all’orecchio di osservare come la luce accarezzi ogni singolo filo d’erba, o come il vento faccia danzare i fiori e le spighe di grano, come l’ombra dell’albero, lì sul ciglio della strada, dia riposo alle api affaticate. Come la poesia sia nascosta in ogni angolo di quello scenario, come, appunto, il tramonto sia in realtà un momento di magia pura, quando ogni colore cambia ed ogni rumore appare diverso e carico, ebbro, quasi ubriaco di significati mistici. Perciò, fermate l’auto, e guardate.
Dopo un po’ è possibile che appaia qualche lucciola a farci da guida. Magia, eh?