Ci sono donne bellissime con una voce meravigliosa, travaso di bile. Uomini con una laurea in ingegneria aerospaziale e un delicatissimo tratto mentre dipingono, travaso di bile. Registi che firmano film del calibro de ” Il Divo” e poi scrivono un libro davvero degno d’esser letto, ovvio, gigantesco travaso di bile. Quando distribuivano i talenti Paolo Sorrentino deve essersi messo in fila due volte, scorretto.
Mi sono avvicinata con diffidenza alle pagine, lo ammetto, a ognuno il suo mestiere pensavo. Certe volte mi piace al limite del masochismo avere torto. ” Hanno tutti ragione”, finalista al premio Strega del 2010 è un libro innanzitutto originale, una storia diversa con un protagonista atipico. Tony P. è un cantante di medio successo, il romanzo si apre con lui che sta per esibirsi davanti ad un mostro sacro, Sinatra. A Frank la voce l’ha donata direttamente Dio, al nostro Tony, come dice lui stesso, più modestamente San Gennaro. È napoletano, un uomo adulto intrappolato in un amore del passato, un cocainomane che s’illude di saper gestire la droga, appassionato di prostitute. Sullo sfondo l’Italietta degli anni ‘80, fatta di eccessi, di apparenza, di primi segni d’emancipazione nascosta sotto trasgressioni che fanno male all’anima. Tony racconta in prima persona la sua vita, attraverso aneddoti memorabili e digressioni filosofiche non da meno. L’infanzia e il sogno di conoscenza del sesso accompagnato dall’amico Dimitri, l’età matura che arriva attraverso la congiunzione carnale con una nobildonna tirchia e attempata, Capri bella e inarrivabile in lontananza. Le gioie fittizie della cocaina ed è tutto finito, il ragazzo non c’è più. Tony è adulto e a Capri adesso può andarci quando vuole, con Peppino di Capri e l’immancabile Dimitri. Sull’isola più aristocratica di tutte conosce Beatrice, ma non una donna dantesca è la sua amata. Passione carnale, amore morboso, tradimento. Beatrice resta dentro Tony come una malattia, una tenia che si nutre della sua parte più autentica. Il lettore capirà solo molto in là nella narrazione il perché. Gli anni passano, la vita di Tony è popolata di figure tutte particolari, il cugino inamovibile sull’importanza di porgergli gli auguri di compleanno, Rita Formisano compagna di giochi a carte e donna sull’orlo del declino, il maestro Mimmo Repetto, i compagni della band, il camorrista O’ Pesante e tanti troppi altri. Tony ci racconta la sua storia affollata, fino all’abbandono di una moglie tollerata poco e la scelta di cambiare vita. Fugge Tony o forse no, forse per la prima volta si riconosce e si segue. Rimane in Brasile durante una tournée e si ritira a Manaus, per ben 18 anni. Scarafaggi giganti e meticce di una bellezza che inibisce l’impulso sessuale. Unico amico Alberto Ratto, un enigma con le gambe corte. Vive seguendo ritmi che potrebbero sembrare naturali, a parole, che finirebbero per uccidere chi non è pronto ad abbandonare il proprio comodino vuoto per la fretta di vivere, il comodino vuoto che spinge Tony lontano. Tornerà in Italia il nostro non-eroe, blandito da un politico che lo ricoprirà di soldi per un concerto privato a Capodanno, e che lo pagherà per essergli amico. È il 2000 e l’Italia è, se possibile, peggiorata, si è cambiata vestito e acconciatura ma non ha rinunciato a nessuno dei suo vizi. Nuove figure, nuovi incontri, nuovi aneddoti, fino all’epilogo.
Leggere questo libro è facile, in quarantotto ore dall’acquisto mi trovavo a leggerne i ringraziamenti, che tra l’altro mi hanno commossa. La scelta del registro linguistico è singolare, forse però, lo è di più agli occhi di un non partenopeo. Tony è un uomo di bassa cultura accademica eppure utilizza parole e concetti che non sono facilmente attribuibili a persone di istruzione scolastica modesta. Mi ha fatto pensare agli altoatesini, tanto vicini ai tedeschi da avere un accento che li fa apparire marziani. I napoletani sono così. Si laureano in lingue e conservano intercalari, si arrabbiano e non possono fare a meno di esprimersi in dialetto. Sono poeti e bestie simultaneamente. Tony non mi ha sconvolta forse perché, essendo anch’io napoletana, non di rado mi è capitato di avere vicino personaggi similari. Mi è stato più difficile capire il suo rapporto con le donne. Le ama Tony ma in un modo tutto suo. Sorrentino non ne fa un personaggio unisex, che dia possibilità di una lettura ambivalente, Tony non è un essere umano qualunque, è un maschio e basta. Non avrei, nemmeno con ogni umano sforzo, potuto comprendere la sua passione per le prostitute, capire l’eccitazione che gli procura il pensiero che siano state toccate da tanti uomini. Non ogni libro deve consentire l’immedesimazione. Non mi sono riconosciuta in molte cose, una napoletanità a tratti estremizzata, l’uso di qualche stereotipo di troppo, un universo maschile che volente o nolente il mio cromosoma differente mi rende oscuro. Proprio per questo sono certa di poter dire che sia un libro adatto a uomini, donne, altoatesini, romani, e così via. È il racconto eccezionale di un uomo che v’invita a seguirlo. Non vuole dimostrarvi niente e finisce per spiegarvi tutto. Non è un esempio Tony, ne vuole esserlo, è un viaggio. Accomodatevi in classe economica con lui, non ve ne pentirete.