Il pescatore
La roccia come spugna
Che rotolò giù dalla montagna
Dev’essere soffice e piacevole, si immagina il pesce.
Conchiglie svuotate
Che il mare ha trascinato a riva;
Inconsapevoli del loro farsi pietra,
Vengono lanciate dal bambino tra le onde
Come se ciò che da questa vita
È stato ucciso potesse vivere di nuovo
Il sale di cui è imbevuta la costola della barca
Il profumo porpora del timo
sul grembo degli scogli…
E nel mezzo di tutta questa bellezza
È solo nell’amata che la Bellezza si fa carne,
Trasformandosi in una leggenda
Adatta abbastanza all’arte della poesia.
Il pescatore che diede il titolo a questa poesia
È inconsapevole della bellezza che gli appartiene.
Eppure anche la bellezza vorrebbe essere riconosciuta
Sì da rivelarsi sulla superficie del mare
Sì che l’anima possa portare il corpo
E il corpo l’anima.
Dal nostro primo battito, l’amore comincia a respirarci dentro, come un’attitudine naturale, un segno distintivo per dirci che esistiamo, che viviamo. Così c’avventuriamo per le vie di questo mondo con un enorme cuore tra le mani che s’accende ad un solo sguardo, perché l’amore è così, scopri di esserne in possesso solo quando t’accorgi che al mondo esistono due occhi, due occhi che vedranno sempre e solo te, che ti guarderanno sempre nello stesso modo, anche quando sarete stanchi e sconsolati, anche quando avrete dei chili di troppo o le mani tremanti, loro saranno lì a guardarvi anche di notte mentre candidi dormite tra i vostri sogni indomiti, anche quando su quegli occhi caleranno le palpebre delle pesanti rughe del tempo, Come se ciò che da questa vita/ E’ stato ucciso potesse vivere di nuovo. Quegli occhi profondi come il mare d’inverno, spoglio di vele all’orizzonte che ostacolano la piena visione di sé.
La roccia come spugna
Che rotolò giù dalla montagna
Dev’essere soffice e piacevole, si immagina il pesce.
Un pesce in un acquario, non saprà mai se la roccia del monte è davvero soffice come si dice, così l’uomo che si scherma dietro il velo della solitudine, non saprà mai, se l’amore, quello vero, ha quello strano bruciore allo stomaco che tanti raccontano e se davvero fa così male, quando ti ferisce frustandoti sul cuore, non avrà mai il cuore acceso colui che resta a guardare il mondo dietro la vetrina del suo sicuro loculo e crederà di viver sereno, pensando di non aver sofferto ma ignorando, che il pesce su cui piomba l’amore, anche all’ultimo respiro sorride, stringendo altre mani.
Conchiglie svuotate
Che il mare ha trascinato a riva;
Gli amanti irrefrenabili continuano a cercarsi, svuotandosi di ogni cosa li abbia posseduti, d’ogni passione, pensiero, idea, mano, pianto, sorriso li abbia conquistati, e mostrandosi nudi all’amante, come s’ogni giorno, fosse il primo e quello dopo, il primo ancora, amandosi di quell’amore intenso di cui solo i cuori ardenti possono comprendere la violenza. Gli amanti sono conchiglie svuotate, gusci che si lasciano trascinare a riva inerti, corpi che rotolano bagnati nelle onde, mentre affondano leggeri baci sulla pelle, svegliandosi al mattino, stretti nell’abbraccio dell’altro.
Il sale di cui è imbevuta la costola della barca
Il profumo porpora del timo
sul grembo degli scogli…
Ed è nel mezzo di tutta questa bellezza che si comprende, che si ama veramente, perché è nell’amata che la Bellezza si fa carne, Trasformandosi in una leggenda, la sola Adatta abbastanza all’arte della poesia. Il pescatore che diede il titolo a questa poesia è Mehmet Yashin, uno dei maggiori poeti di lingua turca della sua generazione, nato nel 1958, un autore, così puro e cristallino che appare quasi inconsapevole della bellezza che gli appartiene. Eppure anche la bellezza vorrebbe essere riconosciuta Sì da rivelarsi come olio sulla superficie del mare, Sì che l’anima possa portare il corpo a capire il significato profondo di questa parole, E il corpo inerte di fronte a tanto amore, possa bagnarsi alle sponde dell’anima.
Gli amanti sono
come pesci nel mare,
che attendono il tramonto
respirando dalla stessa pancia,
Inconsapevoli del loro farsi pietra.
a E.,C. e G