Verde è la tenda scelta per la finestra di questo salotto, verde trasparente scende con un drappeggio laterale fino quasi a sfiorare il pavimento.
Verde è la tovaglia sotto il pc su cui sto scrivendo. Una tovaglia regalatami l’anno scorso da mia madre mentre preparavo l’esame di stato. Di fronte ai momenti critici è solita aggrapparsi alla praticità delle azioni quotidiane, così, venutami a trovare, nel giro di due giorni aveva già comprato pentole, cavatappi, mollette, tovaglie, apriscatole e grucce. Questa tovaglia su cui ho appena cenato la lascerò sul tavolo fino a domani mattina, quando svegliandomi scenderò le scale di legno e l’inizio della giornata mi sembrerà più facile, come se qualcuno avesse pensato a me e mi avesse preparato un accenno di colazione. E invece sarò stata io a preparami tutto, sarò stata io a crearmi un’illusione. Penso che forse in questo momento va bene anche così.
Verde è il bicchiere posato alla mia sinistra, uno dei tanti bicchieri presi al supermercato con i punti della spesa. Un bel bicchiere grande e rotondo, scelto anch’esso da me per questa casa, uno dei dettagli che mi ricordano lui, quando mi prendeva in giro vedendomi fare la spesa in vista del bicchiere, cercando di raggiungere i quindici euro per averlo. Allora andavo al supermercato per comprare l’ingrediente mancante e ne uscivo con trenta euro di spesa e due bicchieri. Avrei continuato ad arredarla ancora la cucina, il bagno e la camera da letto… Tra poco questo bicchiere insieme ai suoi compagni finirà a casa di mio fratello, lui e i suoi coinquilini ne faranno sicuramente buon uso visto come ne sono sprovvisti. Il mese scorso mentre qui viveva Marco io dormivo da loro ed era un miracolo anche solo trovare una tazza pulita ed intatta, così per ringraziarli dell’ospitalità gli darò questi bicchieri, portando una parte di questa casa, una parte degli ultimi miei due anni, a disperdersi tra la confusione di sette persone, lascerò loro la responsabilità di usarli come meglio credono, di dargli una collocazione e di lavarli oppure di romperli per una sbadataggine.
Verdi erano gli alberi che vedevo poco fa dalla finestra aperta e verdi ora non sono più. Il buio non mi permette di percepirne i colori, nella notte iniziano a confondersi col resto della strada e del fiume, portando in quell’oscurità anche i miei pensieri, le varie perplessità che adesso alle dieci della sera mi passano accanto con il fruscio delle fronde, le sento vicine e numerose mentre entrano in casa ed io, sola, le sto ad ascoltare. Ed ecco che pensando di avere davanti il verde mi ritrovo a non sapere cosa c’è la fuori, cosa c’è davanti a me. A luglio andrò a vivere con altre quattro ragazze, avrò una stanza singola in centro città, pagherò un affitto caro come la mensilità di un mutuo e non ci sarà il parcheggio, andrò via da qui lasciando l’idea di una vita con Marco. L’unica certezza di questo momento sono le bianche mura tondeggianti della mansarda e i due grandi abbaini che come occhi si aprono sul tetto. Chiedono spiegazioni o semplicemente contemplano la bellezza del paesaggio estivo che si sta schiudendo a inizio giugno?