La giornalista non demorde.
Calvino mi aspetta nel suo studio.
MB: “Buongiorno”.
IC: “Buongiorno” – mi saluta con uno sguardo vagante.
“Non si meravigli se mi vede vagare con gli occhi.
Ho appena finito di leggere la pagina di un libro. Questo è il mio modo di leggere. Se un libro mi interessa, non riesco a seguirlo per più di poche righe senza che la mia mente, captato un sentimento del testo, non parta per la tangente e rimbalzi, di pensiero in pensiero.”
Mi tremano le gambe. Se ne accorge.
“Si rilassi.Lasci che il mondo che ha intorno si dissolva nell’indistinto.
Si metta comoda: seduta , sdraiata, coricata.
Sulla poltrona, sul divano, su questa sedia a dondolo”
MB: “Grazie” Mi siedo sulla sedia a dondolo.
MB: “Bene. Calvino nasce a Santiago de Las Vegas…”
IC: “Mi dispiace. Non parlo dei miei dati biografici. Ogni volta che rivedo la mia vita fissata, sono preso dall’angoscia. Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto perciò mi si presentano come decisivi. Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell’esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d’essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni.”
No!L’intervista che ho preparato segue passo passo la sua biografia.
Perdo la voce. Non sento più me stessa. Dove sono? Mi sono persa. Tento: “Lei è uno scrittore…”
IC:”Io non sono uno scrittore. Io faccio lo scrittore”.
Risponde piccato, andiamo bene!
La mia saliva è ormai azzerata e con lei le mie parole.
IC: “Se ha esaurito le domande, può comunque trattenersi qui. Prenda questo libro e scelga la posizione ideale per leggere. Sa, leggere vuol dire spogliarsi di ogni intenzione o partito preso, per cogliere una voce che si fa sentire quando meno ci si aspetta, una voce che viene non si sa da dove, dal non detto, da quello che il mondo non ha ancora detto di sé. E non ha ancora le parole per dire.”
Mi ha detto tutto quello che avrei voluto sapere di lui.
MB: “Allora resto qui. Grazie.”
Mi accomodo sul divano. Allontano da me ogni pensiero e apro il libro.
Sto per cominciare a leggere: “Se una notte d’inverno un viaggiatore”.
Intervista tratta liberamente da “Se una notte d’ inverno un viaggiatore” e dalle lettere a Claudio Milanini-27 luglio 1985.