Sono qui, non so dove. Sempre con questo maledetto sapore tra le labbra.
Fragola glassa dolce zucchero tra i denti.
Sugar strawberry… reminiscenze d’inglese. Il viaggio a Londra con Alberto.
Che aveva voluto provare tutti i tipi di brownies and pastries and cakes…
E aveva voluto farli provare anche a me.
Ero tornata dall’Inghilterra con un kilt, diciassette cd, un pacco di libri, venti stampe del British Museum e un’intossicazione.
Vorrei gridare ma questa glassa mi incatena la lingua mi paralizza le parole
Abbiamo litigato, Alberto ed io. Dopo la festa. Basta lasciamoci no non ragioni sì che ragiono per questo ti lascio poi cos’ha quell’Andrea che ti cerca ancora non ti riguarda non più urla bicchieri in pezzi CHE COSA È SUCCESSO?
Davanti a un dolce avevamo festeggiato anche una cosa seria come la polizza. Dovevamo sposarci, no? Tanto valeva cointestarci l’assicurazione sulla vita.
Messaggi messaggi sempre più forti decisi precisi.
Oltre alla glassa sotto la fragola c’è un altro gusto un altro sapore.
Cos’è?
Sto male sto male sto male
Sapore di mandorle amare.
Alberto mi avvelenava da mesi.
Oh no, non solo metaforicamente.
Arsenico.
La polizza, no?
«A…».
«Piccola, è finita, è finita, starai bene».
Luci. Sirena d’ambulanza. Aria aria aria dai tubi nel naso.
Due mani che stringono una delle mie.
«Non sento più la glassa» è la prima frase che riesco a dire.
Un anno dopo
Sono al ristorante. Lui sa che non amo festeggiare il mio compleanno, specie da… insomma. A mezzanotte ha tirato fuori una scatolina. Non ci posso credere, non è il ciondolo che mi aveva promesso, è… un anello di fidanzamento. Il nostro.
«Oddio Andrea, è bellissimo!».
Il bacio sa di spumante e fiori. Come il sì che riesco a spiccicare tra le lacrime.
Dopo un po’, tossicchiando compiaciuto, si avvicina il cameriere.
«Dolce, signora? La specialità del giorno è la torta alle fragole…».
Corro in bagno a vomitare.