Una breve vita terrena e una eterna dopo la morte, finitezza e assoluto a confronto, nel mentre il tempo di passaggio sulla terra, la promessa della salvezza che ingabbia corpo e anima e che impone obbedienza, oppure un’altra via. Che poi non è nemmeno detto che la vita che ci tocca sia una sola, alcuni, infatti attraversano la loro esistenza come gatti, o meglio fenici, complici e succubi di numerose morti ed altrettante rinascite. Percorrendo una sola strada, un unico destino, cambiano ogni volta la loro identità.
“Q” è un’esperienza monumentale, che parla di infinite trame, destini e strade, l’opera che nasce dalla penna di quattro persone realmente esistenti per divenire idea, concetto, movimento collettivo: Wu Ming, fu Luther Blissett. “Pseudonimo multi-uso, una reputazione aperta” lo definiscono gli stessi appartenenti al movimento, che vede la scomparsa della figura dell’autore così come la conosciamo. Qui forse sta il grande interrogativo che mi ha posto questa lettura: bolognesi, i loro nomi diffusi e conosciuti, gli autori hanno sacrificato la paternità di questo lavoro, noto ai più come, per l’appunto, Q di Luther Blissett, titolo da recitare tutto d’un fiato. Avrei potuto fare altrettanto? Certamente no.
La trama di“Q” trae spunto da una figura realmente esistita, che intorno alla metà del ‘500 faceva proseliti nel Nord-Italia diffondendo le dottrine anabattiste, il profeta Tiziano, che entra all’interno della narrazione per non molte pagine, di grande importanza però, nel finale. Un lavoro finissimo di ricerca storica e politica sull’Europa di quel periodo ha consentito agli autori di creare il loro protagonista, immaginario fino ad un certo punto, e di farlo muovere sulla scena delle contese poco spirituali e molto terrene di quel periodo, baluardo di ideali nobili e molto moderni, egli ingaggia una vera guerra che vede come suo antagonista una spia di Giovanni Carafa, futuro papa Paolo IV, il famigerato Q. La trama avvincente è complicata quanto studiata, come con un lavoro di cesello, i pezzi dell’intricato puzzle si incastrano alla perfezione e, le facce dei tasselli, riportano nomi di grandi personaggi della storia, Lutero, Calvino, Melantone, Carlo V ecc ecc, senza dimenticare tuttavia di veicolare un messaggio potente: la storia non è fatta solo dai grandi uomini con le mani che paiono pulite, ed invece grondano sangue e lordura, ma dai piccoli che se le sporcano finendo poi sotto terra, dimenticati.
Tutti sconfitti, quale che sia la parte per la quale hanno combattuto, esercitano sul lettore una tale attrattiva che, nonostante la mole del testo, il libro riesce perfino a lasciare insoddisfatti sul finale. Talmente intrisa è la trama, tanti sono i sotterfugi, le macchinazione, le deviazioni dal corso che parevano aver preso le cose, di una storia da noi già conosciuta, da arrivare, nonostante tutto, a desiderare un finale diverso, quasi un paradosso temporale al centro del quale ci si viene a trovare.
Mi avevano parlato in tanti di Q, di Luther Blissett, di Wu Ming, sciaguratamente per me però non sono persona avvezza alle novità, sono spesse volte troppo guardinga, lo so. La svolta mi è arrivata ai miei recentissimi trent’anni, non di una strana maturità giunta al soffio delle candeline trattasi, bensì d’un regalo, un ebook reader in un bel pacchetto, inaugurato con un contenuto gratuito, mi sentivo proprio selvaggia, così è arrivato Q tra le mie, tecnologiche, mani. Ho avuto delle difficoltà, le prime pagine non colpiscono, bisogna perseverare per giungere ad una splendida conclusione: è proprio vero che le cose belle, le belle idee, le belle parole, non hanno prezzo e non appartengono a nessuno.
Omnia sunt communia avrebbe detto il protagonista di questo straordinario romanzo.