A causa della mancanza di finanziamenti, alcune tra le più antiche ed importanti istituzioni culturali della Bosnia Erzegovina, stanno chiudendo i battenti. Nel 2011, ben sette istituzioni non hanno ricevuto finanziamenti. Tra queste, vi figura anche il Museo Nazionale di Sarajevo, che nel dicembre scorso si trovava in grande difficoltà in quanto non fu approvato il bilancio annuale, né tantomeno si prospettava l’idea di ricevere fondi sufficienti per la sua sopravvivenza. Adnan Busuladzic, direttore del Museo, nelle sue dichiarazioni, non nascose la propria delusione. “Negli ultimi 15 anni il museo è sopravvissuto grazie, parzialmente, ai fondi del cantone di Sarajevo e, in seguito, al ministero degli Affari civili. Ma nessuno, neanche i più pessimisti tra noi, poteva pensare che il bilancio centrale non sarebbe stato approvato per un anno intero”.
Già nell’estate scorsa la Galleria Nazionale aveva chiuso i battenti e alcune settimane fa, il triste destino è toccato alla Biblioteca Nazionale e al Museo Storico, i quali, dunque, non riceveranno più visitatori. Corridoi vuoti, opere dimenticate, scaffali pieni di polvere. Il Museo Nazionale, sopravvissuto al crollo dell’impero austroungarico, alle due guerre mondiali e alla caduta della Yugoslavia, pertanto, rischia di fare la stessa fine, e tra le difficoltà, vi compare persino quella di non pagare le bollette della luce. Con 3 milioni di opere e 300 mila libri, tra cui il manoscritto ebraico conosciuto come ‘Haggadah’, il museo è il più importante della Bosnia Erzegovina e sempre il direttore Busuladzic ha spiegato che “Se saremo costretti a chiudere chiederemo alla polizia locale di occuparsi della sicurezza dell’edificio per prevenire i saccheggi. E non saremo responsabili del degrado dovuto a freddo e umidità”.
Ci si chiede quale sia il motivo di questa situazione così difficile. Ebbene, una delle ragioni che si cela dietro le chiusure di queste istituzioni culturali così importanti, sarebbe un forte disaccordo tra i leader politici serbi, croati erzegovini e musulmani del Paese, i quali non sono giunti a nessuna soluzione per come gestire il patrimonio culturale della loro terra. E così, sui musei bosniaci, si è aperto tale scontro che rappresenta il riflesso di assurde lotte ideologiche: i serbi, si oppongono al controllo del governo centrale sui siti culturali, in quanto sostengono che ognuno di essi abbia una propria identità; i bosniaci, invece, dal canto loro, trovano nella governance centrale, l’unico modo per formare una storia della Bosnia. A testimonianza di questa situazione paradossale, lo stesso Busuladzic ha affermato che “Ci siamo trovati nel mezzo di una battaglia politica e siamo diventati un problema”. Inoltre “Il materiale da noi custodito, dal valore inestimabile, è destinato a degradarsi se i vertici politici continueranno a non comprenderne il valore”.
In un Paese già devastato dal dolore di una guerra, è assurdo notare come una lotta inutile ed anacronistica tra leader politici che dovrebbero rappresentare la guida del Paese, porti invece tale Nazione ancora di più allo sbando. Un Paese senza musei, senza biblioteche, senza gallerie d’arte, senza istituzioni culturali, è un Paese senza anima, senza linfa vitale, senza identità. E il paradosso di tutto ciò, il che rende la storia ancora più triste ed amara, è che chi sta al comando sta distruggendo il patrimonio culturale e storico della propria gente.