Una bella copertina nera lucida, all’interno tre perle, ovviamente nere. La “Trilogie noire” di Léo Malet ha avuto una difficile gestazione, i primi due romanzi “La vita è uno schifo” ed “Il sole non è per noi” videro la luce tra il 1948 ed il 1949 mentre il terzo, “Nodo alle budella”, dovette attendere ben vent’anni prima d’essere pubblicato. Diverse le storie ma molti tratti in comune. I protagonisti sono reietti della società, rifiuti, destinati a soccombere, responsabili dei loro stessi mali, boia degli altri e di se stessi.
Il primo, e forse il vero capolavoro tra i tre, vede protagonista un anarchico che rapina banche per sovvenzionare la propria associazione. Cacciato dal suo stesso gruppo perché troppo sanguinario scenderà una china pericolosissima, quella dell’autodistruzione, la pallina su quel famigerato piano inclinato, una pallina rosso sangue. Vive finanche una storia d’amore, un amore malato che lo vedrà addirittura omicida fiero del padre della sua bella. Avvincente, folgorante. Non c’è però morale, Malet racconta e basta, è fuor di dubbio che il lettore che non è privo di un’etica non potrà esimersi dal condannare il protagonista, ma lo amerà, lo amerete fidatevi.
“La miseria è come la sifilide: non si guarisce mai completamente”
Il secondo è la storia di un orfano appena uscito dal carcere minorile, beninteso nulla a che spartire con la piccola fiammiferaia. Il sole non è per chi non vive ma sopravvive in un luogo in cui il tempo sembra non seguire le stagioni. Omicidi, incesti, prostituzione, furti e truffe. Il protagonista è un ragazzo eppure è complice, artefice o coinvolto in un qualche modo in ognuna di queste nefandezze. C’è un grande amore giovanile, ma non può salvare nessuno. Meno scorrevole del primo ma ancor più angosciante e cupo. Il sole davvero non ha nulla a che fare con questa storia.
“È la miseria, lo svaccamento, e il resto…Come potrei rimproverarli? … Sono cose più forti di noi Dédé …. Perché la miseria si trasmette come un’eredità, l’eredità più sicura…Perché non te ne puoi liberare.”
Il terzo è forse il meno riuscito ma solo se confrontato agli altri due. Ultimo figlio di una nidiata eccezionale a seguito dell’operazione che ha riunito i tre pargoli non può che essere sottovalutato. Potrebbe essere buona cosa lasciare spazio tra la lettura dei primi e quella dell’ultimo, di certo lui ne sarebbe grato. “Nodo alle budella” è la storia di un piccolo truffatore sopraffatto lui, a differenza di quanto accade ai primi due, dall’amore per una donna perfida. Ossessionato dalla sua vigliaccheria, lui, niente più che un delinquentello da strapazzo, si trasformerà nel ricercato numero uno della polizia.
“Però, però, non dovevo essere l’unico sulla terra a provare così, fin dentro alle budella, i malefici della solitudine.”
C’è molto dell’autore nei suoi scritti, orfano egli stesso, legato agli ambienti anarchici, aveva provato sulla sua pelle l’esperienza di vivere alla giornata. Niente di bohemien se non nel suo significato originale, tanto surrealismo, il tutto scevro da costrizioni morali, un modo di scrivere moderno, un’indagine nelle profondità del male fino alle budella. Questo fa di Malet un vero maestro del noir, capostipite di un filone oggi quanto mai prolifico. La vita è uno schifo? Se lei ti sputa in faccia tu prendila a calci. Anche il più abbietto tra gli uomini è però capace di amare, questo non lo redimerà, al contrario lo aiuterà solo a sprofondare più in fretta. Nostalgica e poetica quest’opera, tre romanzi di formazione, meta gli inferi. In ogni uomo è nascosto un universo fatto di oscurità ed è necessario scegliere il bene per far si che esso non veda mai la luce, salvo quando è il male a scegliere te.