E’ possibile di questi tempi organizzare proteste in un’intera nazione scendendo in strada per esprimere il proprio disappunto per la chiusura di librerie e biblioteche? La risposta è stata data sabato scorso, 5 febbraio, dagli abitanti della Gran Bretagna. La giornata è stata intitolata ‘Save our libraries day’, ed ha visto migliaia di persone scendere in piazza nella varie città britanniche per protestare contro le probabili chiusure di alcune filiali di librerie appartenenti alla storica catena Waterstone’s.
Tale catena comprende circa 200 negozi tra Regno Unito, Repubblica d’Irlanda ed Europa continentale. Il negozio principale è quello di Piccadilly, a Londra, ed è il più grande del settore in Europa. La crisi purtroppo ha colpito anche le librerie e pertanto in Gran Bretagna c’è un provvedimento che prevede un piano di risoluzione per ridurre i costi di gestione della società di retail che porterà ad una chiusura di venti negozi entro l’anno. Praticamente in tutti i luoghi del Paese dove esiste più di un punto vendita Waterstone’s dopo che già undici librerie della sopracitata catena hanno chiuso i battenti la scorsa settimana sia in Gran Bretagna che in Irlanda. Fine corsa dunque per le librerie di Dawson Street e Jervis Street a Dublino, per i punti vendita di Luton, di Worchester, di Guilford e di altri in centri commerciali.
Ma anche le biblioteche pubbliche inglesi non se la passano meglio. Su di esse si è abbattuta la scure di tagli sostanziosi di budget che hanno portato ad una diminuzione di attività, operatori, orari di apertura, offerta di libri, e per molte c’è il rischio di chiusura. Pertanto nei mesi prossimi 800 sale di lettura potrebbero scomparire. Anche per questo motivo gli inglesi si sono mobilitati con reading, incontri con scrittori, seminari ed altre attività per protestare vigorosamente contro questa situazione. Non si deve pensare però che nella ‘Save our libraries day’ si è tenuta una sola manifestazione dove sono confluiti tutti i manifestanti. Al contrario migliaia di persone si sono attivate sabato scorso in ogni città del Regno Unito, anche nella contea più disparata, come testimoniano alcune notizie di cronaca.
Ad esempio a Leeds, nella Biblioteca Centrale, i manifestanti hanno mostrato la loro condanna nei confronti del piano che prevede di chiudere le biblioteche della zona tenendo un read-in di protesta. Nel borgo di Lewisham, nella Blackheath Village library, c’è stata una protesta che ha visto coinvolti anziani e giovani impegnati nel pomeriggio in due ore di ascolti di letture. Inoltre i musicisti Sly e Reggie hanno cantato dinanzi alle cinque biblioteche del borgo che rischiano la chiusura, la canzone ‘We love libraries’. Nel New Cross, a sud est di Londra, circa 40 persone hanno effettuato un read-in di protesta, scegliendo di stare in biblioteca tutta la notte di sabato per poi andarsene la domenica mattina. La campagna è stata ulteriormente potenziata da una visita del soprano Lesley Garrett, che ha una casa ad Epworth. “Io non sarei qui oggi a fare quello che faccio senza biblioteche” dice. “Ho imparato a leggere in una biblioteca. La mia scuola è stata accanto ad una biblioteca e ogni giorno mi trovavo lì ”.
La ‘Save our libraries day’ ha riscosso molto successo, ed ha visto coinvolte migliaia di persone della Gran Bretagna di ogni estrazione sociale. Facendo anche un giro all’interno dei siti on-line di alcuni dei maggiori quotidiani inglesi ma anche di altri locali, si nota come moltissimi commenti riguardante la notizia in questione, sono scritti da persone estremamente entusiaste di aver partecipato a tale manifestazione o da altre che si auspicavano che si sarebbe continuato ad essere attivi anche dopo la giornata di sabato scorso. Questa infine l’esortazione che si poteva leggere prima della protesta sullo ‘Huntingdon people’ . “Le biblioteche sono una parte così importante della nostra vita di comunità che, anche se non è possibile arrivare a Cambridge, oggi si dovrebbe andare a quella locale di Huntingdon e prendere un libro, e se non è possibile farlo oggi, bisognerebbe farlo la prossima settimana e poi ancora la settimana dopo. Anche se non si ha la possibilità di leggere tutti i libri presi, più c’è un maggior numero di persone che utilizzano le nostre biblioteche, più difficile sarà chiuderle”.
Insomma un’intera nazione mobilitata per difendere la cultura!