Quando hai ventisette anni e le tue amiche si prodigano in tutti i modi per trovarti un partner, capisci che per loro ti trovi sull’orlo del precipizio del nubilato e ti immaginano già una zitella senza speranza. In particolare se loro sono per la maggior parte sposate o con compagni e fidanzati “storici”, per così dire. Ti guardano con compassione, preoccupate all’idea che tu possa fare la fine della loro zia Concetta, è morta single circondata da una ventina di gatti che le tenevano compagnia nella solitudine.
Poco importa se tu affermi che davvero, non senti la necessità di imbarcarti in una storia seria: loro “ti vogliono bene” e si alleano alle tue spalle per farti conoscere quanti più uomini “passabili”, come se si credessero un po’ Cupido, ma con una mira decisamente pessima. Ne ho visti di tutti i colori nell’ultimo anno: divorziati che sembrano avere qualche problema con rasoio e schiuma da barba, ragazzini di cui potrei essere più la sorella che la fidanzata e artistoidi bizzarri con strane manie di protagonismo.
Daniele, però sembra diverso. Ha trent’anni, è cugino della cognata di una mia amica (ci ho messo dieci giorni per imparare la parentela) e dalla foto sgranata del suo profilo facebook, sembrerebbe un ragazzo carino. Non l’ho mai visto di persona, ma ci ho scambiato qualche parola in chat, giusto per capire un po’ se il suo aspetto da bravo ragazzo non nascondeva qualche sindrome ossessivo-compulsiva latente, ma sembra proprio a posto. È divertente, ha la battuta pronta e con lui è piacevole parlare. Potrebbe piacermi, in effetti.
Giusto oggi dobbiamo vederci per un pranzo così, tra amici. Lo sto aspettando nel bar dove ci siamo dati appuntamento, dopo una veloce sigaretta ed una caramella alla menta nel caso che a lui l’odore dia fastidio. Nella mia mente cerco di ricostruire il più accuratamente possibile i tratti del suo viso che sono riuscita a cogliere dalla foto che ho visto, ma mi rendo conto che forse l’immagine era davvero troppo sgranata. Non importa, lo riconoscerò in qualche modo.
E.. è lui? Vedo un ragazzo entrare dalla porta e fare un cenno di saluto al barista. Mi guarda per un attimo, poi sorride e mi viene incontro. Dal taglio e il colore dei capelli sembrerebbe proprio Daniele, così decido di raggiungerlo e stringergli la mano. Sì, è lui!
“Mara, ciao!”, mi saluta stringendomi la mano e posandomi due cortesi baci sulle guance. Ricambio il saluto e poi mi allontano un attimo dal suo viso per guardarlo meglio.
I capelli biondi sono volutamente spettinati e ciuffi ribelli cadono sulla fronte e sulle orecchie. Ha gli occhi scuri e lo sguardo profondo, quando sorride sulle guance affiorano due fossette. La mascella è ben squadrata, la bocca sottile, eppure… eppure c’è qualcosa che non mi torna del tutto.
Provo ad osservare il viso nel suo insieme e capisco.
Il naso. Quel naso è… enorme. Gli occupa metà della faccia, ha una lieve gobba all’estremità superiore e la punta è leggermente rivolta verso il basso. Una volta che ci si concentra su quell’affare, sembra che il resto del viso passi improvvisamente in secondo piano.
“Allora?”. La voce di Daniele mi riscuote dai miei pensieri e, osservando la sua espressione interrogativa, mi sento davvero in imbarazzo. Divento rossa all’istante, ma riesco ugualmente a chiedere con nonchalance:
“Scusa, dicevi?”.
“Se vuoi possiamo sederci. C’è un tavolino là in fondo, accanto alla finestra. Potremmo metterci lì”.
“Oh, sì, va bene!”.
Mentre Daniele mi guida verso il tavolo, cerco di eliminare dai miei pensieri l’immagine del suo gigantesco naso. Di solito non faccio molto caso al naso delle persone, mi concentro di più sulla bocca, sul sorriso e sui gesti delle mani, ma questa volta mi riesce inevitabile.
“Ecco, sediamoci”.
Daniele sposta la sedia per farmi accomodare, in un gesto all’antica che, a dire la verità, mi mette a disagio. Poi si siede proprio di fronte a me.
Fortunatamente il cameriere arriva presto e altrettanto presto arrivano i nostri toast con le patatine fritte. Se sono concentrata sul cibo, posso conversare con Daniele tranquillamente, fingendo di essere timida e quindi evitare di guardarlo in viso. Se non guardo il suo naso, mi sembra quasi di dimenticarmi della sua esistenza e soprattutto delle sue dimensioni. Il pranzo procede bene, lui è cortese e quasi sorvolo sulle battute maliziose che mi lancia sperando che io le colga al volo per ribattere. Non voglio dargli troppa confidenza. Non lo faccio mai, al primo appuntamento.
Il problema arriva dopo il caffè. Non ho più scuse, ho mangiato fino all’ultima patatina e la mia tazzina è vuota, ripulita persino dai resti di zucchero rimasti sul fondo. La situazione mi obbliga inevitabilmente a guardare Daniele in viso per continuare a parlare con lui.
Il suo naso è sempre lì, una nappa enorme con manie di protagonismo che oscura persino il bello sguardo del suo proprietario. I miei occhi si fissano immediatamente sulle narici, che si dilatano e contraggono visibilmente mentre Daniele parla.
“Allora, Mara, mi dicevi che hai la passione per i tarocchi, vero?”.
“Ehm… sì, sì, diciamo… di sì”.
“Allora”, i suoi occhi ammiccano nella mia direzione, ma il mio sguardo è occupato a fissare altro, “potresti leggermi il futuro, un giorno”.
“Non è il naso… cioè, scusa, intendevo, non è il caso”. Chissà come sarebbe avere dei figli con una cosa del genere che troneggia prepotentemente in mezzo alla faccia. Verrebbero presi in giro dai coetanei, per una cosa di cui in fondo non hanno colpa. “Farei nasino… no, cioè, casino”.
Daniele ride, ha un bel sorriso, eppure continuo a guardare quel suo maledetto nasone. Chissà da chi la preso, da sua madre? E suo padre ha saputo sorvolare su un dettaglio così evidente? Ma con una nappa simile, si sentono meglio gli odori oppure si è più predisposti a prendere il raffreddore?
“Mara, stai bene? Ti vedo stanca”. Daniele è passato dal ruolo del ragazzo ammiccante a quello del premuroso. Conosco la tecnica, mostrare due lati piacevoli di sé per colpire maggiormente la ragazza con cui si esce. Caro mio, con me non attacca. Sono una zitella dichiarata, ormai.
“Su, ti accompagno fuori”.
Annuisco, non senza provare un’ondata di sollievo. Forse è finita, forse non dovrò più rivedere quel naso. Daniele è molto gentile, offre lui il pranzo e si rifiuta di farmi persino tirare fuori il portafoglio, poi mi accompagna fino alla macchina. Riesco a riprendere un attimo di lucidità durante il tragitto. Mi sento immensamente sollevata.
Arrivata all’auto, mi volto per salutare Daniele. Peccato, sarebbe stato carino, se solo… ma no, non voglio pensarci.
“Sai”, esordisce lui appena il mio viso si rivolge verso il suo. “Sono stato proprio bene. E tu sei una donna davvero attraente, divertente e… sì, insomma, mi piaci proprio”.
Oh, no. No, no, no. La situazione sta prendendo una piega inaspettata.
Frugo disperatamente nella mia testa alla ricerca di una frase cortese per rifiutare le sue avances, ma il ragazzo non aspetta una mia risposta e comincia ad avvicinarsi al mio viso. Vuole baciarmi.
Avrà mai avuto problemi a baciare una ragazza con quel naso?, mi chiedo stupidamente mentre lo vedo avvicinarsi. O meglio, il suo naso si sta pericolosamente avvicinando al mio. Quando i nostri visi stanno ormai per collidere, vedo solo quello, il suo enorme naso, come se avesse sostituito l’intera faccia, come se Daniele una faccia non l’avesse mai avuta.
Sto per essere baciata da un naso.
All’ultimo istante prima del contatto, scivolo di lato e sfuggo dalla traiettoria di Daniele. Lui rimane perplesso per un attimo, poi capisco che nel suo animo è subentrato l’imbarazzo perché le sue gote si fanno di fuoco.
“Scusa, io… ho corso un po’ troppo, non volevo… io.. ecco…”.
“Tranquillo. Non è colpa tua”. Sono ancora un po’ scossa, ma riesco a riavermi in pochi istanti. “Solo che… non me la sento ora, scusa. Mi dispiace se ti ho fatto capire il contrario”.
“Sì, ma… ci sentiremo ancora, vero?”.
Sospiro. In fondo è simpatico. “Sì, lo faremo. Ciao, grazie di tutto!”.
Daniele mi saluta e, dopo essere ripartita con l’auto, lo vedo leggermente curvo che guarda nella mia direzione. Non volevo farlo stare male, mi era davvero piaciuto come tipo.
Quel naso, però…
Non ho detto una bugia e, dopo parecchi mesi, io e Daniele ci sentiamo ancora. Siamo amici. Ci siamo rivisti di nuovo parecchie volte e, anche se non lo credevo possibile, al suo naso un po’ mi ci sono abituata. Non del tutto, ma un poco sì. Lui ora ha la ragazza. È carina, si chiama Silvia.
Resisto ancora alla tentazione di chiederle com’è essere baciata da un naso.