Ci meritiamo tutto
Nessuno pensava che sarebbe finita così
di Danilo Masotti, Pendragon
Ho letto due volte questo romanzo per due motivi. Il primo: l’ho letto su Amazon Kindle e, non avendo l’abitudine di usare supporti elettronici per letture lunghe, spesso mi mancava la visione d’assieme del testo. Il secondo motivo: mi è piaciuto molto il romanzo e me ne sono accorta a un certo punto della lettura, quando sono stata sorpresa da un colpo di scena imprevedibile e abilissimo. Così ripetere la lettura è stata una necessità di ordine estetico. L’adultadolescente bolognese Mario Zanardi in prima persona racconta la propria storia lavorativa di impiegato all’interno di un’azienda, in cui ha un contratto a tempo indeterminato, e il rapporto col proprio lavoro diventa la chiave di lettura del suo rapporto con la realtà. All’ombra della crisi cominciata nel 2007, la vita all’interno dell’azienda, che appare inizialmente surreale, contiene invece l’intera gamma dei rapporti umani che si intrecciano tra colleghi, tra superiori e sottoposti, tra capireparto e segretarie; tutte le sfumature possibili dei sentimenti di costrizione, rabbia, inutilità e frustrazione sperimentabili sul posto di lavoro, “in attesa delle 6 piemme”. L’azienda sembra vivere una sua realtà distopica, ma i personaggi e le loro chiacchiere, i loro tic, le loro aspirazioni asfittiche li conosciamo bene, perché sono veramente tra noi. Forse siamo noi, nel nostro paese e nel nostro tempo immobile. La struttura del romanzo è originale e Masotti la sa lunga, perché inizia agilmente la sua narrazione en arriere, a vicenda conclusa, e conduce il lettore dentro il tunnel della grigia vita di Mario, che si dipana tra lavoro, solitudine e poco convinti tentativi di mitigarla, all’interno di una più vasta e realtà non meno desolata. Solo che si sorride e si ride anche, mentre si leggono le avventure di Zanardi (non lontano parente del più illustre Zeno Cosini, che si racconta nella “La coscienza di Zeno”), molto. E si riflette soprattutto. La scrittura è semplice, scorrevolissima. La paratassi traduce molto efficacemente la naturalezza di un racconto “comune”, che si avvale di dialoghi indovinati e di flussi di coscienza molto divertenti. Azzeccata e molto umoristica la scelta della trascrizione delle parole inglesi e perfino di interi testi nel suono della pronuncia italiana. “Ci meritiamo tutto” ci racconta i nostri tempi, tempi pesanti e peggiori di ieri, tempi in cui l’uggia in un attimo può trasformarsi in disperazione (e sappiamo che è così), ma lo fa con la leggerezza con la quale, come scrisse Calvino nelle “Lezioni americane”, la letteratura sa reagire al peso della vita.