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“Se camminando vado solitario”: sui passi della produzione in versi di Carlo Michelstaedter

24/11/2015
Maria ColumbrobyMaria Columbro
2 min read
Tags: amoreCarlo MichelstaedterhomerecensionipoesieSe camminando vado solitariosuicida
“Se camminando vado solitario”: sui passi della produzione in versi di Carlo Michelstaedter

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Se camminando vado solitario

per campagne deserte e abbandonate

se parlo con gli amici, di risate

ebbri, e di vita,

se studio, o sogno, se lavoro o rido

o se uno slancio d’arte mi trasporta

se miro la natura ora risorta

a vita nuova,

Te sola, del mio cor dominatrice

te sola penso, a te freme ogni fibra

a te il pensiero unicamente vibra

a te adorata.

A te mi spinge con crescente furia

una forza che pria non m’era nota,

senza di te la vita mi par vuota

triste ed oscura.

Ogni energia latente in me si sveglia

all’appello possente dell’amore,

vorrei che tu vedessi entro al mio cuore

la fiamma ardente.

Vorrei levarmi verso l’infinito

etere e a lui gridar la mia passione,

vorrei comunicar la ribellione

all’universo.

Vorrei che la natura palpitasse

del palpito che l’animo mi scuote…

vorrei che nelle tue pupille immote

splendesse amore. –

Ma dimmi, perché sfuggi tu il mio sguardo

fanciulla? O tu non lo comprendi ancora

il fuoco che possente mi divora?…

e tu l’accendi…

Non trovo pace che se a te vicino:

io ti vorrei seguir per ogni dove

e bever l’aria che da te si muove

né mai lasciarti.

 

Carlo Michelstaedter

 

Un poeta ancora troppo sconosciuto; una penna dall’altissimo valore finita nel dimenticatoio, forse anche in seguito alle vicende biografiche dell’autore. Carlo Michelstaedter, noto soprattutto per il suo pensiero filosofico,  è stato un uomo inquieto morto suicida nel 1910 a soli 23 anni.

Nei componimenti poetici ricalca le concezioni già espresse nelle sue considerazioni in prosa, sfiorandole dolcemente attraverso uno stile raffinato. Si tratteggiano l’amore, la morte, il senso dell’inesprimibile, il senso ultimo della realtà sempre evanescente. Tutta la produzione in versi, iniziata nel1905, si esaurisce negli ultimi cinque anni della sua vita.

Nei versi riportati, che aprono la raccolta, il poeta carezza l’idea dell’amore. Essi esprimono un sentimento naturale, che anelano ad un’esperienza che sottende una condizione di felicità.

Coerentemente con tutto il suo pensiero, non emerge qui una concezione dell’amore eterno, duraturo. Si coglie, al contrario, una dimensione estemporanea, che si alimenta nel presente che assume senso solo in rapporto a colei che ama – e che tuttavia sfugge.

Una dichiarazione spontanea, che si inserisce in una cornice tipicamente connotata. Molti sono gli elementi consolidati dalla tradizione precedente: la natura, il viandante solitario, l’amata che non corrisponde i sentimenti, il fuoco della passione.

Eppure, intuiamo la dimensione intima del filosofo che cede il passo all’io lirico come portavoce elegante delle sue riflessioni e dei suoi sentimenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

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