Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.
Erri De Luca
L’amore è sintesi di unità.
Confluito nella penna di Erri De Luca il sentimento del cuore riesce ad essere espresso con naturalezza, senza però cadere nella banalità. Spesso autore civile, probabilmente una delle voci più autentiche e impegnate del panorama letterario contemporaneo, lo scrittore napoletano riesce ad essere anche un fine e originale cantore dell’amore e dei suoi risvolti particolari.
Gli amanti sono due che scelgono di assurgere all’unità, sono un due senza separazione, una duplicità legata e inscindibile.
Il due diventa un’espressione relativa. Il valore numerico viene rivisto e riformulato.
Essere due, ma non saper essere senza l’altro. Essere due e non avere metà.
Potrebbero sembrare quasi scontati questi versi, ma a ben guardare non lo sono affatto. De Luca, infatti non parla di un fenomeno sentimentale in cui il due diventa uno, ma di due la cui assenza di un membro non dà uno, ma zero.
È questa la novità e l’originalità della concezione dell’amore di questo autore. Ed è anche una soluzione non prevedibile di un concetto ripetuto e cantato da tanti.
In effetti, il poeta non si riferisce esplicitamente al rapporto di coppia, ma ogni lettore può attribuire al due del testo il riferimento che preferisce.
Eppure niente è più calzante dell’amore come referente concettuale delle parole dell’autore. In quale altra dimensione infatti potremmo sentire di essere due la cui sottrazione di uno non dà uno, ma zero?