“In principio, dunque, era la noia, volgarmente chiamata caos. Iddio, annoiatosi della noia, creò la terra, il cielo, l’acqua, gli animali, le piante, Adamo ed Eva; i quali ultimi, annoiandosi a loro volta del paradiso, mangiarono il frutto proibito. Iddio si annoiò di loro e li cacciò dall’Eden.”
Uno dei romanzi più famosi di Alberto Moravia è “La noia”, scritto nel 1960 e dal quale è stato tratto anche un film dall’omonimo titolo. In questo romanzo si racchiudono tutte le tematiche della visione moraviana e l’accanimento, da parte dell’autore, “su un groviglio doloroso di problemi”. Affronta la questione dell’alienazione dell’uomo e la sua spersonalizzazione ma anche la riduzione dei rapporti umani a rapporti tra cose. Il protagonista, Dino, è un pittore che non riesce più a dipingere perché non è più capace di stabilire rapporti autentici con la realtà, che ora gli appare priva di senso.
“Dunque in quei giorni, una impazienza straordinaria dominava la mia vita. Niente di quello che facevo mi piaceva ossia mi sembrava degno di essere fatto; d’altra parte, non sapevo immaginare niente che potesse piacermi, ossia che potesse occuparmi in maniera durevole.”
Dino si illude di poter ritrovare il contatto con la realtà attraverso il rapporto, prettamente sessuale, con una giovane donna, Cecilia. Ma la ragazza è apatica, sfuggente, così al di fuori della realtà stessa che Dino la sente ogni giorno più lontana. Per sentire più intensamente il possesso della donna, Dino inizia a pagarla come fosse una prostituta. Ma la cinica Cecilia usa quello stesso denaro per aiutare il suo amante. Per Moravia Dino porta sulle sue spalle il peccato della sua classe sociale: la classe borghese. Quest’ultima non sa comprendere il rapporto con la realtà se non attraverso il concetto del possesso. Dino ricerca il corpo di Cecilia con brama e desiderio quasi a farne una vera e propria malattia.
“Mi contemplava, con quel suo sguardo inespressivo, come se i suoi occhi fossero stati due scuri specchi che riflettevano la realtà senza capirla e, forse, anche senza vederla.”
L’autore mostra come il sesso possa essere un’arma conoscitiva e un mezzo indispensabile per percepire la realtà. Ma spesso se si arriva all’eccesso può ferire. Dino non ama Cecilia eppure non riesce a vivere senza. Il comportamento della donna lo infastidisce e quasi lo annoia ma nonostante tutto l’uomo la cerca continuamente. In questo romanzo, il sesso viene trattato come distaccata filosofia. C’è soluzione alla disperazione di Dino? È naturale il comportamento della giovane donna, o il suo cinismo la trasforma in una strana creatura senza valori e sentimenti? Dino riuscirà a salvarsi da questa femme fatale?
“Il sentimento della noia nasce in me da quello dell’assurdità di una realtà, come ho detto, insufficiente ossia incapace di persuadermi della propria effettiva esistenza.”