Perla ha vissuto ignorando la sua identità e quella di chi l’ha cresciuta per molti anni, celandosi inconsapevolmente dietro l’ombra di un passato non detto; l’ombra ha la forma di un militare complice di sparizioni inspiegabili, un uomo coinvolto nella tristemente famosa vicenda dei desaparecidos: suo padre. I suoi genitori l’hanno tenuta all’oscuro di quello che era successo e del loro diretto coinvolgimento finché hanno potuto (arrivando a negare le sparizioni e le torture, convincendo la loro bambina che al mondo tutti erano bugiardi), fino a quando le compagne di scuola, i telegiornali, la gente per strada hanno insinuato il dubbio. Lentamente il dubbio diventa certezza, piano piano Perla ricompone il puzzle e capisce di chi è figlia, ma non è capace di condannare. In fondo sono i suoi genitori. Sono mamma e papà, anche se sono coinvolti in sparizioni e atroci morti.
Perla comincerà la riscoperta di se stessa quando un uomo fatto d’acqua apparirà nel suo salotto. È viscido, bagnato, puzza di marcio. Tiene dentro di sé la vera storia di Perla; si nutre d’acqua e i suoi ricordi sono liquidi, sfuggenti, hanno bisogno di essere modellati per essere spiegati. Il mare nero, l’acqua come voragine: sono gli elementi ricorrenti del romanzo e sono la spina dorsale del mistero che si svela intorno alla protagonista.
Perla studia psicologia all’università di Buenos Aires, vuole imparare a scandagliare l’animo umano e aiutare le persone, ma si rende conto che la prima persona da aiutare è molto vicina: lei stessa, persa in un’identità che non sente sua ma che ha paura di abbandonare, smaniosa di sapere la verità sulla sua esistenza ma terrorizzata da ogni indizio che trova sul suo percorso. Tra i flashback che raccontano la sua vita dall’infanzia all’adolescenza, Carolina De Robertis inserisce due tipi di scrittura: una narrativa, veloce che ci parla dei fatti e del mistero che va avanti; l’altra oscura, torbida, cerebrale, che viaggia nella mente dell’uomo fatto d’acqua e porta faticosamente alla luce i suoi ricordi, frammenti della sua vita passata e della storia di questa ragazza che lo fissa nel suo salotto.
Non condivido il titolo che è stato scelto con la traduzione del romanzo. Quello italiano, infatti, si chiama “La ragazza dai capelli di fiamma”, ma non ha giustificazione, non dà il senso di ciò che il libro contiene. Il titolo originale, “Perla”, parla da sé. Questo è il romanzo di Perla, il romanzo della sua storia, della sua vita, della sua identità. Con quel titolo sarebbe stato perfetto, ma, senza guardare la copertina, lo reputo uno dei migliori romanzi mai letti in tutta la mia vita. Alcuni passi mi hanno letteralmente fulminato, ho dovuto rileggere diverse pagine anche quattro volte per cogliere appieno ogni sfumatura e ogni significato nascosto. Ancora non mi basta: voglio rileggerlo ancora, da capo, tante volte quante mi serviranno per sviscerare il segreto di tanta delicata bellezza.