Alessandra Arachi sembra dar voce ad Enrico Persico con lo scopo di restituirgli un’identità, di rivendicare attraverso la ricostruzione romanzata dei suoi ricordi la sua dignità di fisico, ma prima ancora di uomo. Il professor Persico, da un letto di ospedale, ricorda come ha vissuto: sempre annuendo, sempre obbedendo, senza reagire e senza opporsi al grande Enrico Fermi. Rimpiange il grande amore della sua vita, Nella, e il momento in cui l’aveva quasi conquistata. Ma anche nell’amore, la figura dell’amico/rivale incombe su di lui e lo porta ad un irrimediabile fallimento.
Il paradosso di questo romanzo si realizza nell’assoluta predominanza della figura che il narratore deplora come una specie di tiranno dell’attenzione di tutti: è Enrico Fermi ad apparire sicuro, affascinante, carismatico, geniale. Non si salva da una forma sottilmente crudele di egoismo, ma anche questo aspetto contribuisce ad alimentare la fiamma della genialità. Mentre Persico reclama il suo posto nel mondo, dà ancora più stabilità a quello che Fermi già possiede. Mentre è in ospedale, e cerca di negare il male che lo sta consumando, racconta a noi e al pubblico interno (il suo vicino di letto e sua madre, il suo portiere, l’infermiera Rita) la sua storia e la storia della bomba atomica, facendone un racconto di passioni, d’amore e d’atomi.
Quando testano la prima bomba atomica nel deserto di Alamogordo nel 1945, Enrico Fermi lancia in aria piccoli pezzi di carta per calcolare lo spostamento dei frammenti rispetto alla verticale per effetto dell’esplosione. Coriandoli nel deserto. Il suo amico Persico è sicuro che Fermi non sia un assassino: è uno scienziato che si spinge sempre verso nuovi limiti; accoglie con un sorriso ogni nuova scoperta e passa velocemente oltre, senza curarsi di quello che il mondo farà delle sue scoperte.
La Arachi scrive una prosa decorata da colori poetici delicatissimi, con una concisione che dà pregnanza ad ogni singola parola. Tutto è importante, ogni passaggio fa battere il cuore. È un romanzo intenso, che esprime concetti anche molto complessi con un’economia ricercata di frasi. Da qui le poche pagine, da qui forse la necessità di rileggerle a distanza di tempo.