Libreria, ore 14:00, entro con passo deciso. So cosa voglio. Mi dirigo sicura verso lo scaffale ma poi, qualcosa mi blocca. Maledetti pubblicitari ed esperti di marketing. Una copertina arancione acceso, il disegno di Gesù crocifisso a cavallo di una motocicletta, so che non resisterò, posso mica girare con i paraocchi? È così che” Il mio amico Gesù” è arrivato sul mio di scaffale.
Niko vive con sua sorella, che affettuosamente chiama Søs, da quando sua madre, una cantante di straordinario successo, e suo padre, un insoddisfatto postino, sono morti in un incidente stradale. Non hanno problemi economici i due, lei ama il fratello profondamente, lo protegge e lo accudisce come una chioccia non potrebbe fare meglio. Questo amore però non può tutto, Niko ha problemi comportamentali sin da prima di ritrovarsi nella condizione di orfano, subito dopo peggiora molto, fino a diventare un delinquentello, che fa di tutto per perdere il diminutivo. Il malessere che il ragazzo prova si materializza come un sordo dolore prima, via via più vorace, che gli invade le viscere e lo stomaco, lo rende aggressivo e violento. Tenta svariate volte il suicidio, riempie di botte l’unica ragazza, Silje cantante di una cover band di canzoni della di lui genitrice, che riesce ad entrare nella sua vita. La picchia selvaggiamente poiché non si sente degno di essere amato da lei e si comporta di conseguenza. Rende la vita della sorella un inferno. All’improvviso nelle sua vita irrompe un individuo che afferma di essere Gesù e lo convince, in seguito ad episodi molto dolorosi, a trasferirsi nel paese d’origine di sua madre, Tarm, per poter trovare finalmente la pace interiore. Questo Messia però non assomiglia affatto a quello delle Sacre Scritture. Grande e grosso, arriva al punto di difenderlo tirando un gancio micidiale ad una vecchia conoscenza di Niko, che vuole pareggiare dei conti con lui. Di certo l’apparizione del figlio di Dio lascia il protagonista perplesso, tuttavia la sua vita non può di certo peggiorare. Dunque perché non provare a seguire i consigli del sedicente ultimo profeta? Nel paesello di provincia dove ricomincia la sua vita il furfante d’animo buono si fa degli amici, definisce la sua nuova cricca una Nato, e comincia la sua strada verso la redenzione, verso il vero amore, senza dimenticare però un finale amaro.
Caso editoriale in Scandinavia e Gran Bretagna, l’esordio letterario di Lars Husum, ex collaboratore della casa di produzione di Lars Von Trier, nasce da un’idea geniale, divertente e dissacrante. Se un individuo dai modi bruschi e la faccia non troppo pulita, si avvicinasse a noi per migliorare la nostra vita, nonostante gli ovvi dubbi, gli daremmo ascolto se questo fosse per noi di beneficio? Forse tuttavia qui risiede anche il neo del romanzo, l’indubbia consapevolezza che no, non lo faremmo, avvieremmo piuttosto la procedura necessaria per allontanarlo, perché no, con una denuncia per molestie. Un’eccessiva forzatura, ed il fastidio per l’idea di un moralizzatore che ci importuna con improvvise apparizioni per indicarci la retta via. D’altra parte però, Husum, non si fa nessuno scrupolo ad affrontare tematiche scottanti, a parlare di sesso, suicidio, violenza ed omicidio, senza trascendere però ad un uso spregiudicato di tali temi, non lo fa solo per rincorrere l’idea di turbare il lettore. Il retrocopertina annuncia traduzioni in tutto il mondo, ed è indubbio che il freddo corrobora le menti degli scrittori del Nord, prolifici al massimo ultimamente. Tuttavia dovremmo forse cominciare ad essere tutti più oculati, visti i prezzi in libreria. Non è eccezionale, piacevole si, ma io vi consiglio vivamente di attendere l’edizione economica.
Buoni propositi per l’anno nuovo: in borsa, accanto alla tessera della libreria, un bel paio di paraocchi.