Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla.
Non fare del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l’acacia ferita da sé scrolla
Il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.
Nel 1939, Eugenio Montale pubblicava Le occasioni, raccolta di poesie dedicata a I.B. ( iniziali della poetessa e dantista americana Irma Brandeis, di origini ebraiche e perciò costretta a rimpatriare dopo la promulgazione delle leggi razziali ).
Il secondo canzoniere montaliano si differenzia dalla raccolta Ossi di seppia ( 1925 ) soprattutto per lo spostamento dal ‘fuori’ al ‘dentro’; Montale si lascia ispirare da “occasioni” che non hanno sostanza concreta, in quanto è possibile parlarne solo in loro assenza. La figura femminile, che in questa seconda raccolta fa il suo ingresso, è anch’essa assente e il poeta la rivede solo in apparizioni che riescono per un attimo a squarciare il vuoto e l’oscurità esistenziale. Tali apparizioni si tramutano in ricordi, fondamentali per la sopravvivenza stessa.
Possono, però, i ricordi essere sufficienti e indelebili?
Nella poesia “Non recidere, forbice, quel volto”, l’occasione è data dai colpi di cesoia che qualcuno ( nel viale, nel giardino? ) dà, per potarli, ai rami degli alberi, in una giornata di Novembre, un autunno che è già fangoso ( “belletta” significa appunto “fanghiglia” ). Nella memoria del poeta l’immagine dell’essere amato è la sola cosa che sia nitida; il resto tende a diventare la “nebbia di sempre”, cioè la confusione spenta e nebbiosa delle mille immagini quotidiane. Essa, invece, è, in fondo alla memoria, un grande viso “in ascolto”. Ma l’autunno viene avanti; la memoria non è più ricca e densa, si sfoltisce, come fanno le frasche sotto i colpi delle cesoie. Eppure il poeta supplica il tempo di non cancellare, di fare in modo che il volto amato, che è la sua cosa migliore, non diventi un ricordo impallidito, qualsiasi.
Ogni preghiera resta però vana, sotto i duri colpi del tempo.
L’autunno è una stagione particolare; motivo d’ispirazione per poeti e sognatori, tempo di riflessioni per anime inquiete.
Come gli alberi si spogliano, anche noi ci prepariamo a un nuovo anno cercando di fare spazio, archiviando ciò che è stato. Tuttavia, non tutto quello che abbiamo vissuto si tramuta in ricordo indelebile. Sembra dircelo Montale, c’è qualcosa che inevitabilmente si perde. A pensarci bene, in questo modo ogni istante che ci vede protagonisti si riempie di una dolce malinconia.
A distanza di anni, anche un volto amato con tutta l’anima comincia a sfumare; la memoria è incapace di trattenere ogni singolo particolare e i ricordi diventano sempre più vaghi.
Da qui l’importanza di introiettare, di essere capaci di portare qualcuno con sé per sempre, anche se distante fisicamente. Un volto può sfumare, un ricordo può sbiadire, ma un legame resta per sempre.