Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell’aria, tra il fantastico e il possibile: mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla ‘com-passione’ verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza. Così accade nel romanzo: Tomáš ama Tereza, Tereza ama Tomáš: Franz ama Sabina, Sabina (almeno per qualche mese) ama Franz; quasi come nelle ‘Affinità elettive’ si forma il perfetto quadrato delle affinità amorose.
Con queste parole Pietro Citati ci racconta “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, best-seller e capolavoro dello scrittore ceco Milan Kundera. Mai parole furono più adeguate a racchiudere in poche righe tutta l’essenza di un romanzo che supera i classicismi letterari della narrazione fine a se stessa, e si inoltra nello sconosciuto, impervio e periglioso territorio dell’anima. Milan Kundera ci conduce con questo suo romanzo in un mondo che è puramente interiore, in cui le vicende narrate non sono altro che pretesti per addentrarsi nell’oscura dimora dell’interiorità umana, dove a regnare sovrana è la psiche, consumata dai suoi dilemmi, che agisce secondo motivazioni estranee alla ragione, che parla un linguaggio universale e tuttavia incomprensibile alla coscienza, che vive e si nutre di simboli, quegli stessi simboli che, inquietanti, popolano i sogni d’angoscia di Tereza, e che si impongono, come motivi musicali che si rincorrono, si frammezzano, si accavallano, come perni cruciali attorno a cui ciascun individuo costruisce la composizione musicale della sua vita. “L’insostenibile leggerezza dell’essere” può ben dirsi un romanzo “simbolico”, perché sono proprio i simboli gli strumenti attraverso cui la narrazione procede, incalzando e svelando, passo dopo passo, la contorta, talvolta inaccettabile verità dei moti interiori, esplorando la stessa natura dicotomica dell’essere umano.
L’incontro tra Tereza e Tomáš, con cui si apre la narrazione, avviene esso stesso all’insegna del simbolismo: così come accade tra altri due protagonisti immortali della letteratura, Anna Karenina e Vronskij, allo stesso modo ricorre, nelle fortuite circostanze in cui si incrociano le vite dei personaggi di Kundera, un leit motif di coincidenze che, intersecandosi come fili di una ragnatela, vanno a costruire l’impalcatura su cui poggerà la loro storia d’amore. La storia di Tomáš e Sabina poggia, parallelamente, sull’elezione di un oggetto apparentemente banale e insignificante, la bombetta, a simbolo condiviso della reciproca attrazione: la bombetta, in quanto significante, nella simmetrica composizione che permea i loro incontri amorosi, smarrisce i suoi significati originari per acquistarne di nuovi, che via via si sommano a quelli preesistenti “come un corteo di echi”, diventando “il tema della composizione musicale che costituiva la vita di Sabina […] il letto nel quale Sabina vedeva scorrere ogni volta un altro fiume, un altro fiume semantico”. La bombetta diventa appunto un leit motif, un vessillo dell’amore tra Tomáš e Sabina, eletto da entrambi come rappresentante privato della propria eccitazione: un simbolo che Franz non può comprendere, perché la sua vita si costruisce intorno ad altri motivi ricorrenti, ad altre, diverse melodie. Si affaccia qui lo spettro dell’incomunicabilità tra gli esseri umani, ognuno rinchiuso nella monade dei significati individualistici che attribuisce alla propria vita; e sull’incomprensione reciproca si regge la breve relazione tra Franz e Sabina, fatta di equivoci e malintesi, che si lascia alle spalle soltanto un breve “dizionario di parole fraintese”. Franz e Sabina sono già adulti, già troppo lontani per modellare la propria vita secondo gli stessi temi, gli stessi significati, gli stessi ritmi.
La filosofia che emerge, sottesa agli intrecci narrativi, dalle vicende incrociate dei quattro protagonisti è che “l’uomo, spinto dal senso della bellezza, trasforma un avvenimento casuale […] in un motivo che va poi a inscriversi nella composizione della sua vita. Ad esso ritorna, lo ripete, lo varia, lo sviluppa, lo traspone, come fa il compositore con i temi della sua sonata. […] L’uomo senza saperlo compone la propria vita secondo le leggi della bellezza persino nei momenti di più profondo smarrimento”; e questo motivo, casualmente scelto, si trasforma ben presto in un “Es muss sein”, un “così deve essere” che muove l’esistenza dell’essere umano, convinto di agire assecondando un destino che invece egli stesso ha contribuito a crearsi, e che grava sulle sue spalle come un pesante fardello. Questo è lo stesso motivo che spinge due persone a rincorrersi, a cercarsi, a trovarsi e infine a stare insieme tutta una vita; è la ragione per cui Tomáš non riesce a lasciare Tereza, nonostante i suoi dolorosi tradimenti, la sua irraggiungibile fedeltà. Tereza gli è stata affidata dal destino, e suo compito è prendersene cura fino alla fine dei suoi giorni. L’essere umano non riesce a liberarsi della propria pesantezza: è una gabbia che egli stesso si erge intorno, a cui volontariamente si incatena per proteggersi dall’angosciosa prospettiva delle sue infinite possibilità, dalla insostenibile leggerezza del suo essere. L’uomo ha bisogno di pesantezza: abbandonandosi alla leggerezza, la vita umana perderebbe ogni ancoraggio terreno, e resterebbe a fluttuare in un vuoto privo di senso, pur se finalmente libera da ogni costrizione: è ciò che accade a Sabina quando decide di lasciare Franz nonostante, anzi, proprio perché, ne è innamorata. Ma può vivere l’uomo senza legarsi inevitabilmente a qualcosa (o a qualcuno)? Sabina, portando a compimento la sua escalation di tradimenti fino a raggiungerne la meta ultima, sente intorno a sé quel senso di vuoto che è il tradimento finale, il tradimento di se stessa, della sua umanità sacrificata a una libertà che, una volta raggiunta, si rivela ingestibile e insensata.