Nonna Teresa si arrabbiò con Dio e con quanti continuavano a credere in Lui dopo la micidiale inondazione del fiume Dnepr. E’ così che comincia la meravigliosa, magica storia di una famiglia cilena di origine ebreo-russa, una storia di antenati lontanissimi e mitici, reali e immaginari, che risalgono la corrente dei secoli attraverso la lente deformante dell’ironia e della parodia, per diventare romanzo e favola.
Sospeso tra magia ed irrealtà, mito e fantasia, questo libro tratta le tribolazioni di un intero albero genealogico ascoltato nei minimi particolari.
C’è da una parte lo spirito yiddisch e dall’altra tutti i costumi, i colori, le sfumature , i conflitti ed il calore del Sudamerica, anzi del Cile terra tonante, bollente ed inflessibile. Una terra che ha in sè la dimensione del sogno e dell’incubo, sentimenti, che risalgono ogni pagina fino alla foce, che giunge sinuosa e nascosta come un tesoro di carta ed inchiostro. Sarcasmo ed ironia si mescolano per dare vita ad una danza complessa di corrispondenze misteriose e macabre, molto improntate sul sesso e sull’ingiustizia. Non passa una pagina che non parli di sesso, violenza sessuale e stupro, non c’è via di scampo per i Cileni? O è semplicemente un’ ossessiva ripetizione d’abusi che serve ad enfatizzare una stanca narrazione, che di pagina dopo pagina cade scemando, nell’ incerto e impervio cammino dell’attenzione? Che sia nel mondo reale o magico, il perchè a tali quesiti esiste. Il compito di Noi lettori è il cercarlo.
Comunque la realtà è la trasformazione progressiva dei sogni, non c’è altro mondo se non quello onirico.
Con questa frase entriamo nell’intimo del libro, nei discorsi ideologici che ne sono alla base, spalancando il vivo fuoco pulsante della psicomagia di Jodorowsky.
Ogni problema è personale; non esistono malattie uguali, ce ne sono solo di simili.
La psicomagia è un atto, un gesto o un’azione in grado di scuotere la coscienza di una persona al livello più profondo possibile, in quel pozzo nero che è l’inconscio, qualcosa quindi che va a toccare la psiche e il magico , che trova la sua essenza più profonda nell’arte, essendo l’arte stessa qualcosa di magico (Jodorowsky ne era innamorato a tal punto, che ha scritto anche un libro sui tarocchi).
La magia era ed è una dottrina usata dagli antichi magi, sacerdoti originari della Persia ed è da queste terre, che straripa solcando i secchi gusci della letteratura surrealista la Psicomagia: l’arte di curare le persone manipolando la loro percezione attraverso uno scossone o un qualsiasi evento che possa toccare in profondità l’individuo.
Ed è questa la dimensione che occupa l’intero libro, l’atmosfera magica e misterica che racchiude la storia di generazioni, una rivisitazione in chiave epica della saga della famiglia Jodorowsky, ebrei, che dalla Russia iniziano il viaggio verso il Cile. Nel seguito del romanzo poi: Il figlio del giovedì nero, la trama assume tratti maggiormente autobiografici.
Alla fine di questa recensione non so ancora dirvi se Jodorowsky sia un folle od un genio, la cosa certa è che leggere questo libro provoca la stessa sensazione d’incertezza che dovrebbe avere uno specchio danzante su pattini a rotelle.