Questa settimana presentiamo l’intervista realizzata per Letteratu da Mariano Doronzo, fotografo e blogger, che ha avuto l’onore e il piacere, grazie all’Editrice Corbaccio e alla gentile Giulia Tonelli, di intervistare Carine McCandless, autrice del libro The Wild Truth.
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Torino, 15 maggio 2015
- Dopo quasi vent’anni dalla pubblicazione del libro “Into The Wild – Nelle terre estreme” ed otto anni dopo il film omonimo hai scritto e pubblicato “Into The Wild Truth” per raccontare la verità su cosa ha spinto realmente Chris a partire per il suo viaggio. Perché hai aspettato così a lungo prima di scrivere questo libro nonostante alcune persone abbiano considerato Chris stupido, forse ingenuo per quello che ha fatto?
Prima di tutto non ero pienamente consapevole dell’opinione pubblica e non perché non m’importasse. Era semplicemente qualcosa che non incideva su Chris. Mio fratello non si sarebbe preoccupato di quello che la gente avrebbe pensato di lui. Per Chris contava la considerazione che aveva di se stesso. Quando poi sono diventata mamma e la prospettiva della mia infanzia è cambiata ho avvertito la responsabilità di essere l’ultima figlia vivente di Walt e Billy. Ho sentito il peso di questa responsabilità perché anche se Walt ha altri sei figli, tutti loro hanno rotto con lui diverso tempo fa. Dopo esser diventata madre, la mia identità e il mio senso di responsabilità si sono trasformati da figlia a madre e sorella, divenendo così importanti da darmi il coraggio e la forza di scrivere e raccontare tutta la verità. Ho aspettato vent’anni affinché i miei genitori imparassero la lezione che si può cogliere nel libro di Jon ed ora nel mio con il resto della storia, ma questo non è ancora avvenuto. Quando mia figlia Christiana è diventata grande abbastanza da frequentare la scuola a tempo pieno ho cominciato inoltre ad accettare gli inviti da parte di alcune scuole americane per parlare della storia di Chris. In questo modo mi sono resa conto dell’incredibile impatto che aveva sugli studenti la storia della mia intera vicenda familiare. Immaginando quei ragazzi come coloro che decideranno per il futuro, come i legislatori dell’avvenire, i futuri mariti e moglie, ma soprattutto i genitori del domani ho sentito quindi il dovere di raccontare l’intera faccenda per un forte senso civico. Una volta aver cominciato a rivelare i dettagli mancanti sono stata inondata di messaggi da parte di gente che cercava una connessione con Chris spiegandomi quale impatto la sua storia avesse avuto su di loro. Infine Chris mi ha insegnato che la più grande ispirazione può venire solo dalla verità. La verità era così importante per lui e avendola negata a ognuno per troppo tempo, credo sia arrivato un tempo maturo per farlo. Sapevo sarebbe stato difficile, ma ho dovuto farlo.
- Quale sarà la reazione della gente dopo aver letto questo libro? Credi che la loro opinione riguardo la storia di Chris possa essere influenzata in modo negativo o positivo?
Il mio libro non è stato scritto in difesa di Chris, né con l’intenzione di influenzare qualcuno. Non potevo preoccuparmi ad ogni modo di come esso potesse influire sui lettori. Non puoi scrivere delle memorie sincere se ti preoccupi delle reazioni altrui, devi solo essere te stesso. Se scrivessi pensando alle percezioni della gente non scriveresti onestamente. Devi scrivere con cuore e con coraggio, mettendo nero su bianco… poi come si suol dire “let the chips fall where they may”. Ovviamente pubblicando un libro si scrive per gli altri, ma prima di tutto si scrive per se stessi. È la tua storia e speri possa essere d’aiuto e di lezione per qualcun altro. “The Wild Truth” è stato pubblicato negli USA sei mesi fa ed è stato accolto molto bene. Per quanto mi è stato riferito dal mio editore, dato che non leggo recensioni, molte di queste sono meravigliose. So anche di certo che ce ne saranno altre non altrettanto positive. Senza dubbio c’è stata una risposta molto positiva e di questo sono contenta dato che porterà molta più gente a leggere questo libro, una lettura a mio parere molto importante.
- Il libro di Jon Krakauer e il film di Sean Penn danno una visione molto romantica di Chris che appare come un ragazzo partito alla ricerca di se stesso e per il suo amore verso la natura, nonostante si potesse intuire ci fosse qualcosa di strano nel suo rapporto familiare. Quali sono i motivi reali che hanno provocato una reazione tale da parte di Chris?
È vero, Chris non è partito spinto solo dal suo amore per la natura. È stato spinto, costretto anche dall’estenuante situazione familiare. Conservo una lettera di mio fratello nella quale descrive quanto faticosamente ha provato a mantenere una relazione con i nostri genitori. Questo è importante per comprendere che Chris non è andato semplicemente via, senza alcuno scrupolo o preoccupazione di ferirli. Il suo non è stato un atto di egoismo, bensì un atto di consapevolezza necessario. Lavorando con gli studenti ho imparato inoltre come la mia testimonianza sia fondamentale a dare un’immagine umana di mio fratello, perché, credo che la gente possa imparare più dagli uomini che dalle icone. Chris non è solo questa icona letteraria, era un fratello, un figlio, una persona. Non è stata solo questa fantasia romantica di Jack London ad allontanarlo. Non sto dicendo che Jon dia questa impressione nel suo libro, ma alcune persone potrebbero pensarlo. In qualche modo “Into The Wild Truth” potrebbe portar via parte di quel romanticismo, ma la verità è la verità e Chris è sempre la stessa persona. Voglio anche che la gente capisca che il mio libro non è una condanna contro Walt e Billy. I miei genitori sono umani e in quanto tali hanno commesso degli errori. La lezione è che non hanno imparato da questi errori e quanto questi possano essere stati devastanti per l’intera famiglia. Tutto ciò ha portato Chris al suo bellissimo ed esaltante viaggio che infine si è rivelato tragico per la giovane età in cui è morto.
- Nel tuo libro scrivi che hai voluto raccontare questa storia di abusi per liberarti del dolore che hai portato dentro per lungo tempo. Come ti senti adesso?
Credo di essermi dovuta liberare da quel dolore prima di scrivere il libro. Non sarei stata in grado di farlo in modo opportuno se avessi a che fare ancora con tutto questo. Ciò nonostante, non è stato per niente facile. C’erano capitoli difficili da scrivere perché riportavano alla luce eventi ormai sepolti in angoli remoti della mia mente. È stato complicato anche per i miei fratelli e sorelle dovendo sottoporsi a interviste riguardanti accaduti antecedenti la mia nascita. Per essere certa di far ogni cosa nel modo giusto ho dovuto agire nel rispetto delle loro scelte e delle loro distanze nei confronti di Walt e Billy. É stato davvero faticoso avere a che fare con tutte queste emozioni soprattutto durante la rottura definitiva dai miei genitori. Come madre ho capito che avevo bisogno di proteggere le mie bambine da quel contesto malsano e dalla pressione psicologica, il peggiore degli abusi domestici. La parte più ardua è stata quando ho deciso che ero pronta a mettere tutto nero su bianco. Le conferenze e le presentazioni nelle scuole mi hanno aiutato a capire quanto questa storia può essere d’aiuto per i bambini. Penso a quanto in giovane età mi avrebbe aiutato se qualcuno nella mia scuola mi avesse parlato così apertamente di violenza domestica e degli effetti che aveva e avrebbe avuto su di me.
- Parlando del regista di “Into the Wild”, Sean Penn fu accusato di aver abusato e picchiato Madonna. Eri a conoscenza di questa storia? Avrebbe influenzato la tua decisione nel concedergli di girare il film sulla storia di Chris?
Non lo sapevo. Non credo e non prendo in considerazione questo genere di articoli che si leggono nelle riviste. Non ho mai prestato molta attenzione ai media e ai tabloid. Personalmente non ho visto niente di simile in Sean. Non sono a conoscenza di questa faccenda o di cosa è accaduto, perciò direi che non ha influenzato la mia decisione. A quel tempo ignoravo completamente tutto questo e ad ogni modo non è qualcosa della quale abbiamo mai discusso o che fosse posta alla mia attenzione. Sean ha raccontato magnificamente la storia di Chris. Naturalmente l’ha fatto dalla sua prospettiva, per tanto, nonostante non conosca quell’aneddoto della vita privata di Sean, immagino l’abbia fatto apportando la sua storia come chiunque scriva un libro, faccia un film o componga una canzone.
- Cosa ne pensi di Eddie Vedder e del suo lavoro musicale?
È stupefacente. È la persona più gentile e carina del mondo. Devo ammettere di essere abbastanza fortunata ogni volta che trascorro del tempo con lui. La sua musica è così potente. Ricordo di averlo chiamato la prima volta che ho ascoltato la colonna sonora dicendogli che era come sentire Chris parlarmi. Era come se quelle parole fossero le sue parole. È stato davvero impressionante. Non tutti sanno che inizialmente Sean stava utilizzando musiche di vari artisti finché non ha deciso di utilizzare una sola voce. Quella voce era Ed.
- Una volta un uomo mi ha detto: “Non importa quello che tu sai ragazzo, ma quello che non sai ancora”. A questo punto della tua vita quali sono le tue più grandi preoccupazioni e i tuoi interrogativi?
Non penso molto a questo genere di cose, impazzirei altrimenti. Proprio come dice Chris se credi di essere compiuto e sai già qual è il sentiero davanti a te con tutte le fermate lungo la via non sarai un avventuriero. Quello che so è che finché non saranno in grado di prendersi cura di se stesse, le mie figlie sono il centro della mia vita. Christiana è una bambina con bisogni speciali perciò mi preoccupo e mi interrogo di quello. Quella è davvero una delle poche cose che mi danno da pensare. Per il resto provo a mangiare sano, ad allenarmi e ad essere in forma per vivere e godere di questa vita più a lungo possibile. Quindi se c’è una cosa che mi preoccupa, in quanto genitore di un figlio dai bisogni speciali è la sensazione che non si possa giungere ad un punto in cui Christiana possa essere completamente indipendente. Questa è la mia unica paura. Tra l’altro non credo di aver mai avuto paura della morte, soprattutto dopo la morte di Chris, finché non sono diventata madre ed è questo ora quello che mi spaventa a morte.