Una delle prime cose che faccio quando per la prima volta vado a casa di qualcuno – discretamente, con riguardo verso le norme della buona educazione ma con la curiosità di chi prova interesse per l’altro, per la sua vita, per ciò che lascia come traccia di sé in tutto quello che fa – è sbirciare tra i libri della sua biblioteca per cercare di comprendere quali parole si siano intrecciate ai suoi circuiti neuronali, inglobate nelle fibre del suo cuore, benignamente incistate nella sua anima come globi luminosi di idee, di emozioni, di stimoli, fantasia, concetti.
Il 13 marzo di un anno fa abbiamo conosciuto un uomo venuto dalla fine del mondo, Jorge Mario Bergoglio. Abbiamo imparato a chiamarlo Francesco, papa, cioè padre. I suoi gesti, il suo volto ilare e autorevole insieme, la sua voce impastata delle cadenze argentine di tanti nostri immigrati in America latina, le sue parole, i segni e i primi frutti del suo pontificato – alcuni davvero straordinari, che indicano nuove vie alla Chiesa e alla società del terzo millennio – ci sono divenuti familiari.
Ma chi non vorrebbe sbirciare tra i suoi volumi, per conoscere gli autori e i libri che hanno contribuito alla sua formazione umana e spirituale?
Dall’8 Maggio sarà in edicola, con Il Corriere Della Sera, “La Biblioteca di Papa Francesco”.
Antonio Spadaro, gesuita, direttore della rivista La Civiltà Cattolica, ha selezionato una serie di libri sui quali il pontefice si è espresso sia in forma privata che pubblicamente – ricordiamo che lo stesso Spadaro per i tipi di Rizzoli aveva pubblicato un’intervista al papa con accenni proprio alle sue letture. Si tratta dunque di una collana in 20 volumi cari a Bergoglio che spazia dal nostro Manzoni a Borges, da Virgilio a Hölderlin, passando per autori e opere che meritano una riscoperta e che spesso in Italia sono di difficile reperibilità: meritoria la loro prima o nuova traduzione italiana.
Le prefazioni sono curate da vari autori che conoscono sia i testi curati che il papa e che quindi testimoniano il ruolo che i libri presentati hanno giocato nella costruzione del pensiero, dell’animo, dei sentimenti, del gusto estetico del pontefice, che non ama l’arte per se stessa ma come componente essenziale della storia individuale e umana, forma di bellezza partecipata, azzarderemmo eucaristica.
L’opera si compone di 20 uscite con libri cartonati (formato 12,5 x 19), sovraccoperta e segnalibro.
Il primo volume, che sarà in edicola al prezzo di € 10,90 (anche in E-Book a partire da 4,99 € negli store digitali e nell’App per l’iPad “Biblioteca del Corriere”), è “Tardi ti ho amato” di Ethel Mannin con prefazione di Jorge Milia, poeta, scrittore e giornalista, alunno al tempo in cui Bergoglio insegnava al Liceo nel Collegio dell’Immacolata Concezione, a Santa Fé in Argentina.
La seconda uscita (15 Maggio) sarà “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson con prefazione di José Hernán Cibils, il 22 Maggio invece troverete in edicola “Memorie del sottosuolo” di Fëdor Dostoevskij con prefazione a cura di Jorge Milia.
Mi aspettavo Ignazio di Loyola e forse anche Agostino. Altre scelte mi spiazzano, mi incuriosiscono. Il futuro papa Francesco s’immerge nel sottosuolo di Dostoevskij, percorre i labirinti borgesiani, s’appassiona alle vicende di Renzo Tramaglino, legge di disperazione e conversione, riflette sul ruolo della Chiesa e sul compito del sacerdote. Passa dai versi alle dissertazioni, dalla letteratura “colta” a quella popolare. Troviamo il Piemonte e Buenos Aires, la Chiesa attuale e quella delle origini. Provo a comprendere. Perché la scrittura, la letteratura, l’arte in genere sono chiavi privilegiate per “leggere” il mondo, per indossare empaticamente i panni del santo e dell’assassino, immaginare mondi passati o possibili, congetturare e stabilire connessioni, imparare, sognare e pensare.
Leggo il piano dell’opera, saltello tra nomi e titoli, curatori e prefatori. Come se sfogliassi col pensiero i volumi di una libreria costruita anno dopo anno, con ricerca faticosa ed assieme piena d’amore, così immagino di seguire Jorge Mario Bergoglio tra i banchi di scuola, nelle calles del suo barrio, tra i vicoli delle favelas, nelle penombre silenziose di una sagrestia; la mente, il cuore, lo spirito che lavorano al ritmo di una preghiera, le parole di un testo amato e meditato a danzargli dentro, a conferire ampiezza e profondità ad esperienze e pensieri, a disegnare le mappe di un mondo che abbraccia ricchi e poveri, abissi e cieli, passato e presente, periferie e centri, realtà e immaginazione, creatività e ingegno, a suggerirgli il prossimo passo del suo cammino di uomo che nel 1969, il 13 dicembre – giorno di Santa Lucia, la santa della luce, della grazia illuminante cantata da Dante Alighieri – è diventato sacerdote.
Vi riporto infine anche il Link al sito dedicato all’iniziativa, buona lettura.