anime amiche all’aspro astro afroditico,
abnepoti dell’albero adamitico,
audite le mie antifone acide & ascetiche,
anche di angui & di anguille arcialfabetiche:
apro abissi di aleppi apocalittiche,
ansimo ansie di angosce & di asme asfittiche:
adattatemi auricole atte & attente,
annunzio un acre, acerrimo accidente:
balza bolsa la bestia babilonica,
brutto bruco di bubbola bubbonica:
blocca le bocche alle bambe bambine,
bruca le brume & brivida le brine:
butta alla bionda più brutta la bava,
borra di burro alla bruna più brava:
belva balzana non beve alla briglia,
bocca baciata non buca bottiglia:
cascato è il cavo cielo & la cometa
cresta è di cotte croste & cruda creta:
celibe è il cosmo, in chiara crisi cronica:
crocida il corvo, cuculia il cuculo,
chiucchiurla il chiurlo & crepita col culo:
cecato mi è il colòn, cacato ho il cazzo,
chiudi ‘sta cantilena, can cagnazzo:
destri dragoni & dubbie dragamine,
dinosaure dentute & discoline,
dromedari disfatti & dirigibili,
deltaplani detersi & detersibili,
dracule & dipse domestiche & drastiche,
diabolikke dementi & dee dinastiche,
date in dono, al dolente che declama,
dotti detti a dirotto, & alla sua dama:
ecco, tra edera edace & tra erba eterna,
epitaffio epocale in erma esterna,
epigramma epitomico epiterrenico,
epilogo essenziale epifonemico:
ecco, in endice, effabile empiria,
& l’empio empireo in enciclopedia:
ecco epitòsi, in estasi emotiva,
ecco ecatombe effimera & eccessiva:
frutto freudiano freme fra le fronde,
frigido fuoco flotta dalle fionde:
flebile fata flabella il fanale,
fluvido footing fa il fiato finale:
fallico folle fallisce le fiche,
formichiere non forma le formiche:
fato fasullo fischietta in falsetto,
fragile firma ferma ‘sto foglietto:
giocate al giuoco mio, grassi giganti,
giratemi il mio gozzo, con i guanti:
gigantesse, godete al mio godere,
grosso è il gallo se gramo il giocoliere:
grande ghianda mi è il glande con la gomma,
gratto le grotte, gratterò la gromma:
generali & gendarmi, gente giusta,
giunto è già il giorno, & chi lo gusta, gusta:
humano è all’homo habere & non haberi,
hoc est humano, est hodie & erat heri:
homo est humo, che humano è humilmente,
hapax est homo, humano humamente:
habito di humo, ci è l’homo habillé,
humo è hotel di homo, di hoc home habitué:
habe humo l’home, in humo handiccapato,
habitat gli è humo, & da humo è habitato:
informi & inferme in imo inferno ingabbiansi,
isole ispide & isteriche, & insabbiansi:
istrici irte & ispirate a me impromettono
ipodermiche ipnosi, & in me le immettono:
invecchio, inverecondo indemoniente
indemoniato, invasato invadente:
intimo & insinuo le ire, io, l’idrostiatico
idrovoro ieratico & ipostatico:
lemme lemme, la luna lenta lenta
lecca me, lappa te, la lutulenta:
le lonze, le leone, le lupesse
limano lingue di licantropesse:
lancia la lancia, lussuria loschissima,
lenza di lombi, lama labilissima:
libera nos, lucina limacciosa,
lasciva mia lucerna licenziosa:
mira le mura che murò, mafiosa,
Manto, tra mota & motriglia melmosa:
molti mattoni & malta molta mosse,
mutando sé in mastice & sé in molosse:
mostri, a me in mostra, mutoli, mostrate
mille, & poi mille no, medievalate:
mia morte morta, magra monacella,
me mola & mordi, & maciulla, & macella:
nato mi è un nuovo naso tra le natiche,
nodo di nude nottole neomatiche:
nidi di nervi & natte naturali
negano nevi a notti di natali:
naviga, nostra nave, in nostalgia,
necrosi è nebbia, & nafta è nevralgia:
nuota il nonsenso tra il nonsì & il nonsò,
nero su nero, & niente, & nulla, & no:
ottimo è l’orco, ma l’orbo è ottimissimo
orario di oratorio è organicissimo:
omeri occhiuti, occhi orecchiuti, ossami,
ospedaliche ortiche, optate ortami:
ohimè l’ostrica, omega ottagonale,
ohimè l’oppio, che è orrore originale,
ohimè l’odore ottuso dell’orina,
ohimè l’obesa ombrella, ombra di ombrina:
pisciano a pioggia piovre & pipistrelli,
pace promulgo a paggi & a pazzarelli:
pace proclamo, perché porto pena,
porto palpebre & pinne di polena:
poppano i porci pozzi & pescicani,
piegano i ponti porri & pellicani:
poesia prosaica, pratica permessa,
penna mi sei, sei piuma, & pia promessa:
quando qualunque quiete è quattiduana,
quadro quadrato è di quinta di quintana:
qualche quartetto, qua, di quadragesima,
quadruplica in quadrivo la quaresima:
quiproquo quadrisillabo è quinario,
quarta è la quercia in questo quaternario:
qualfica quartana i questurini,
quietista va in quiescienza con quattrini:
rugge rachitico il rospo ruspante,
rovescia il rodomonte rampicante:
ruscella raffi a raffiche il rétro,
ruderi di rubini rococò:
rinasceranno, rinculando, i re,
rispolverando, rigidi, il rapé:
ruvida roccia di ricci rossicci
rompe rogne di ragni in raccapricci:
satana, scamiciato scacciasanti,
setticemizza i sessi serpeggianti:
seduce il selenita sifilitico,
sitofobo sgorbioso & superstitico:
smembra lo smemorato in subappalto,
subcosciente in simbiosi & in sozzo salto:
scampana gli strabismi sputacchieri,
scalmana sismi & spade di sparvieri:
tutto il tartareo trono è tuoni & trombe,
toccheggiano & tocsinano le tombe:
tintinnano, tra i tonfi, le teorie,
tremano le tremende tricromie:
tiroidite ti tiene con trombosi,
tricosi & tifo con tubercolosi:
ti trottano le tenie, & i tic, & i trac,
traumi & tumori, è il tempo del tuo tac:
udite l’urlo di ùpupe ululanti,
udite le umide ugole uggiolanti:
ussari, ussiti, uscocchi, unni & ulani
usano l’urbe, & urbanano gli umani:
usatto di urticante urta ulceroso,
usbergo di uniforme urge uteroso:
uragana l’urango universale,
uncina l’unigenito ufficiale:
voi che vegliate al vento dei miei versi,
vulvacce vispe, vergini a vedersi,
vulgivaghe, vassalle, vampiresse,
viri vani, veroniche, vanesse,
vite di vespa, vegliarde vistose,
vati vibranti, vedove vogliose,
vip voronovizzati in veli & in voti,
venite ai vermi dei vulcani vuoti:
zinne & zanne di zanni in zanzariera,
zingare con zigani in zuccheriera,
zecche di zecca e zane di zerbini,
zanfate di zolfare in zatterini,
zebre alla zuava, a zimarre a zucchetti,
zighe zaghe di zuffi con zibetti:
zuppo di zeta è il zozzo zibaldone,
zampilla zuppa di zuzzurellone:
Un caleidoscopio di parole, lettere, suoni e melodie che riproducono immagini non visibili ma uditive, associabili a ciascuna lettera dell’alfabeto. Sanguineti con il suo “Alfabeto apocalittico” ci offre l’opportunità, per un istante della durata di un’ottava, di poter toccare un suono che ci appartiene e che diventa oggetto musicale. Ogni strofa un aroma, ogni strofa un clima, ogni strofa uno strumento musicale diverso.
“anime amiche all’aspro astro afroditico,
abnepoti dell’alberto adamitico,
audite le mie antifone acide e ascetiche (…)”
e ancora
“giocate al giuoco mio, grassi giganti,
giratemi il mio gozzo, con i guanti:
gigantesse, godete al mio godere,
grosso è il gallo se gramo il giocoliere (…)”
Scritto nel 1982, l’“Alfabeto apocalittico”, all’interno della raccolta “Bisbidis” edita da Feltrinelli, consiste, come già accennato, in una serie di ventuno strofe scritte dal grande poeta genovese Edoardo Sanguineti, definito da molti “ludolinguista” per la sua grande dote artistica nel giocare con le parole talvolta anche con una superiorità quasi sarcastica. Tale opera è l’esempio di tutta la sua grandezza e maestria nel tramettere immagini multisensoriali utilizzando solamente inchiostro e la carta, immagini che, nonostante quello che può apparire, dotate di un senso e di linee definite che vanno solo scovate con concentrazione. L’editore Rizzardi ne pubblicò del 1984 una versione in trentadue pagine, stampate e curate anche nella riproduzione grafica della lettera cui si fa riferimento (a cura di Enrico Baj, Milano).
Saguineti, nato a Genova nel 1930 e morto nel 2010, è tra i maggiori esponenti dell’avanguardia del ’63, gruppo di scrittori che amavano la sperimentazione formale ed espressiva, ed appassionato di “Lessicografia”. Egli stesso si definiva un “lessicomane”, appassionato di studi di antichi e nuovi manoscritti, analizzati, glossati, schematizzati e fatti propri da parte di chi riconosce il potere della parola e la superiorità dell’intellettuale nei confronti della vita, potere che permette all’artista di affrontare ogni tipo di tematica. Fu Sanguineti stesso che, nei panni del direttore dei due supplementi del Battaglia (2004 e 2009) portò in dote al famoso dizionario storico numerosissime pagine di lessico battute a macchina da lui stesso.
Numerosi critici hanno riscontrato, in questo alfabeto, una sovrabbondanza di artifici retorici e stilistici che rischiano di confondere il lettore o di apparire solo ornamento di un altare che in realtà non esiste. Il poeta qui si fa direttore d’orchestra, giocoliere e maestro cinico di retorica.