Adesso ho scoperto il perché. Siamo stati superbi, tutto qui. Magari senza saperlo, senza voler far male. Ma superbi. Capisci? Noi, così bravi da insegnare ai gatti ad arrampicarsi … Abbiamo preso la gente e l’abbiamo trattata a nostro comodo. È o non è superbia? Questo è il perché.
Una nuvola d’ira di Giovanni Arpino è ambientato nella Torino del 1961; racconta la vicenda di tre operai che si ritrovano coinvolti in un triangolo amoroso, senza neanche essere sicuri di volerne uscire. Sperata e Matteo sono sposati. Accolgono in casa un ragazzo più giovane, Angelo, che aveva bisogno di un appartamento, e che inizia una relazione con Sperata. La particolarità sta nel fatto che nessuno dei due si preoccupa di tenere segreti i loro incontri, poiché entrambi ritengono di essere forgiati da una mentalità nuova, che non si cura della preoccupazione borghese di mandare avanti un onesto e insipido matrimonio. Sono convinti che anche Matteo partecipi di questa nuova modalità di pensiero e che sia sereno riguardo la situazione che si è venuta a creare in casa.
Scoprono che non è così quando gli eventi iniziano a precipitare in modo inesorabile, nel momento in cui la realtà si abbatte su di loro portando Sperata a dichiarare ciò che ho riportato nella citazione iniziale. Il loro errore è stato quello di credere di essere migliori di tutti, di essere portatori di una novità che potesse rendere ognuno più libero di comportarsi come meglio crede. Per tutto il romanzo, Angelo e Sperata si dilungano in discussioni senza un fine preciso, nelle quali tentano di convincersi l’un l’altro (anche se è in particolare Angelo il sostenitore di quelle idee) che il loro comportamento è più che lecito, che appartiene ad un nuovo modo di pensare, innovativo e dimentico delle antiche convenzioni sociali e morali.
Attraverso una serie di flash-back l’autore mostra al lettore in che modo i protagonisti conducono questa bizzarra esistenza, e tutti gli episodi riportati concorrono a riversare su Matteo, il marito tradito, la veste di personaggio chiave della vicenda, colui che, assumendo un comportamento opposto a quello degli altri due, è in grado di portare alla svolta di cui una tale situazione di stallo ha bisogno. Amato e sopportato da Angelo e Sperata, Matteo li costringe a guardare la loro vita con occhi obiettivi e, nella disperazione del finale, li sconfigge.
Quella raccontata da Arpino è una storia morbosa e complessa, che porta a riflettere sulla dimensione sociale dell’amore e sulla capacità di auto-convinzione di un individuo. Il tutto è ambientato nella mia splendida Torino, rappresentata attraverso luci e colori artificiali alternati a straordinarie rappresentazioni di una natura che sta combattendo contro l’industrializzazione. Una lingua eccelsa e una trama densa ne fanno un ottimo romanzo, da riprendere in mano più volte.