“Desidera?”. “Ultimamente poco o niente, grazie”
Carmen Covito ha creato una sorta di antidoto alla depressione femminile figlia del senso di inferiorità e l’ha chiamato “La bruttina stagionata”. Detto così sembra essere poco incoraggiante: se avesse aggiunto alla bruttina e stagionata anche zitella, le tre rebbi del tridente infernale sarebbero diventate l’incubo di ogni donna. Ed invece, in questo libro, ci si deve ricredere.
Marilina Labruna vive a Milano, ha quarant’ anni, è bruttina, è single ( per scelta degli altri) e si muove in una città nebbiosa accompagnata dalle sue insicurezze e dalle sue paure. Professoressa bassina e tozza, è solitaria e disordinata come l’appartamento in cui vive e dove si nasconde. Ha però qualcosa che le altre donne non hanno: il sarcasmo. Riesce ironicamente ad uscire sana e salva dalle sue disavventure amorose, dai suoi tormenti sentimentali, dalle sue rassegnazioni sulla vita e sul suo aspetto fisico e a superare, senza ossa rotte, la delusione per le amicizie poco sincere e la consapevolezza che il suo rapporto con la madre non migliorerà ma anzi peggiorerà di giorno in giorno parallelamente alla paura della madre di invecchiare e di vedere la figlia rimanere zitella.
E, parliamoci chiaro, come fa una donna a trovarsi differente da un uomo, se gli uni e le altre sono esseri alieni che il destino, il caos, l’evoluzione della specie o chissà mai che cazzo di Dio ha spinto a andarsi contro nella stessa barca?”
Carmen Covito è una donna che scrive da uomo e che parla di una donna: sembra uno scioglilingua simpatico ma in realtà è così: la scrittrice è in grado di analizzare allo stesso tempo l’aspetto uterino della sua protagonista, così come quello più “testosteronico”, che la fa saltare da un’avventura all’altra senza troppi problemi. La Covito ha una scrittura veloce, sincera, a volte viscerale senza nessun tipo di filtro: questo rende Marilina spontanea; i suoi pensieri l’avvicinano a un lettore maschile, le sue fobie a quello femminile. Il suo essere “bruttina” e “stagionata” passa in secondo piano, ci si sente vicino alle sue sventure, si ride delle sue gaffes, si festeggia dei suoi obiettivi di stima raggiunti, ci si ritrova nei suoi viaggi mentali un po’ arrossendo, un po’ stupiti.
Marilina è in definitiva un personaggio tragicomico a tutti gli effetti.
E dunque non faceva l’amore per amore : era per meraviglia
La professoressa dunque, capirà, alla fine del suo percorso, che forse il fatto di essere così sfortunata in amore non è poi un dramma: lei è intelligente, ironica, colta; questo le da la possibilità di scegliere e non di essere scelta; ha avuto solo il dispiacere di incontrare sul suo cammino uomini che, spaventati dalla sua testa più che dal suo corpo, sono fuggiti a gambe levate…