L’amore, mi hanno detto, è quella forza misteriosa che muove il mondo. Non è il solo, aggiungerei io; ma è certamente qualcosa che inspiegabilmente ti costringe a metterti in gioco, spesso rischiando, a volte perdendo e raramente vincendo. Basta questo, allora, per spiegare le mille paure che attraversano un uomo ogni volta che si ritrova seduto ad un tavolo verde con una puntata tra le mani e la sorte ad attenderlo. Ma cosa accade quando ai timori che precedono un forte sentimento si aggiungono le paure, strascico di un passato invadente?
Ennio Bernini, ragazzo timido e introverso, decide di lasciare il proprio paese natio e partire per la “grande mela” e finalmente ricominciare. Qui si ritrova a lavorare nell’agenzia immobiliare di un certo Gianny Pastanella, intraprendente titolare totalmente dedito al suo lavoro, che in un certo modo aiuterà il malcapitato Ennio nel suo lungo cammino verso la ricerca di se stesso. Un giorno, in una delle case affidategli da Gianny, Ennio trova un oggetto, un diario le cui pagine sono un insieme di disegni sorprendentemente fantasiosi, di idee bizzarre e di pensieri strampalati: New York in volo sopra una foglia, un pesce dentro una lacrima e tanto altro ancora. La proprietaria è una ragazza giapponese, Kazuko. E da quel giorno l’unico obiettivo di Ennio diventa trovare la ragazza.
Durante questa particolare ricerca Ennio si incontra e si scontra con tanti personaggi, ognuno dei quali diventa fondamentale nel suo percorso, come Arwin, un ragazzo che gira con una telecamera tra i capelli per filmare qualsiasi piccolo evento gli risulti speciale, o Victoria e Josh, una donna ed un uomo rinchiusi nella propria solitudine, o anche Helen, la moglie di Gianny, in costante ricerca di attenzione da parte del marito.
Le mille avventure ripagheranno però il giovane, che finalmente incontrerà Kazuko, e verrà travolto dalla giovane donna e il suo bizzarro mondo, in cui anche la passione di Ennio (quella stramba abitudine di fotografare le lacrime) si incastrerà perfettamente con tutto il resto.
Ma una fuga non basta a tener lontano le ombre del passato; questi tornerà prepotentemente a far visita al ragazzo, in un modo che neanche un antipatico destino può prevedere.
Il romanzo di Gabriele Picco, “Cosa ti cade dagli occhi” si è guadagnato, a forza, un posto di rilievo nella mia personale classifica. Già, perché quando parole, emozioni e fantasia si intersecano naturalmente sino a formare un’opera così riuscita, non posso che elogiarne autore e contenuti.
La musicalità delle parole stravince sulla stessa storia, che resta comunque un punto vincente. L’intreccio fra scrittura, letteratura e arte è un gioco delle parti. La parola e l’immagine, la creazione artistica, danzano insieme condizionando a vicenda l’una la genesi dell’altra. È cosi che come per gioco può nascere una storia, a partire da un disegno o da un’opera d’arte.
L’autore riesce a passare con grazia dalla commozione lirica alla gag comica; egli racconta e illustra la storia con la stessa naturalezza. Una dote comune a pochi, oggi. Così come la capacità di dar vita e luce ai pensieri e alle lacrime di ogni singolo personaggio che si caratterizza per umanità e, spesso, disperazione. Ma l’amore salva, salva la fantasia, salva la fede… qualsiasi essa sia, che si distingue dalla speranza, a mio avviso, per una semplice differenza: la prima matura, la seconda invecchia.
In attesa del prossimo libro da inserire in classifica (e sulle mensole della libreria), corro in strada a continuare le mie ricerche e lascio ai posteri tempo e modo di diffondere amore e cultura, un binomio… quasi perfetto.