S’apre una pagina d’ambra
nel cielo, all’orlo del monte;
fioca sul nero orizzonte
l’ultima stella sparì.
E già per l’erto pineto
brucando il gregge si sperde,
piccoli punti fra il verde,
fiocchi di bianco qua e là…
Fremiti di fogli e d’acque
par che si sveglino a pena,
via via la luce s’insena
lenta nel bosco là giù.
L’ombra riprese i fantasmi
e riaccostò le sue porte;
di là, il silenzio, la morte,
il giorno dolce di qua;
il giorno, ch’e’ fra due notti,
come la vita nel nulla
che nel mistero ci culla;
un sogno anch’esso e non più.
È un attimo preciso, un momento, una frazione di secondo in cui la notte cede il passo al mattino, in modo quasi impercettibile, in un aura di sogno il cielo si tinge di un lavanda così familiare, così rassicurante, divino e allo stesso tempo umano. Par quasi un attimo sospeso nel tempo, dove ogni cosa si ferma , par quasi che ancora tutto dorma , come in una fiaba alla tenue e delicata luce del sole, anch’egli appena sveglio, quando l’ombra dell’ultima stella svanisce.
E invece, ogni cosa già brulica di vita viva, lassù nelle montagne un gregge già pascola guidato dal suo pastore, puntellando il verde dei prati di macchie bianche, come nuvole in un cielo fantasioso.
Le foglie e le acque cambiano colore rubando al sole la luce di cui vivono.
L’ombra riprese i fantasmi…
E la notte porta via con se anche i fantasmi, anche la morte sembra farsi meno insistente, e il silenzio sembra farsi meno forte. Luisa ci parla del giorno, in modo assai leopardiano, come di una pausa tra le due notti, come la vita sospesa nel nulla.
Un nulla che avvolto nel mistero, che è poi questa nostra vita. Un enorme e inspiegabile mistero, sospeso tra la luce e l’ombra, tra i silenzi di notti mortali e la luce del giorno vitale.
Luisa Giaconi, poetessa italiana di fino ottocento , è anch’essa una figura avvolta nel mistero, ai margini delle cronache ufficiali. Dall’animo artistico , dipingeva, tanto da sentirsi più pittrice che scrittrice,ma i suoi versi si propongono come immagini ben precise, di chi riesce a vedere la realtà con l’occhio di chi è stato battezzato dalle muse, di chi riesce a cogliere i particolari di una determinata scena che la rende particolare,che la rende poetica. La sua produzione risente molto di Pascoli, di D’Annunzio, degli affascinanti decadenti francesi e di una inquietante e malinconica modernità. Le sue parole sono languide, tranquille, quasi aristocratiche. Tuttavia, così come nei suoi quadri, nella poesia Luisa non si svela mai completamente, lascia sempre un velo di mistero , un interrogativo su chi sia stata realmente, su quale sia stata davvero la sua vita, le sue emozioni e i suoi pensieri. Tutto un mistero, esattamente come la sua alba.