– ” Ma, cara perduta, come la vostra mente sagace
E lo stiletto d’acciaio dei vostri occhi infallibili,
Non han saputo capire perchè faceva sfoggio di spese
Quel bellimbusto economico e transitorio?”
– ” Fu il primo a venire; io ero sola vicino al fuoco;
Il suo cavallo attaccato al cancello
Nitriva da disperato…”
– ” E’ commovente (povera ragazza)
E poi, che avvenne?
Oh! guardate, laggiù, quell’epilogo che ha il color del tramonto!
E poi, non è vero?
Notate che dall’autunno, l’autunno!
I casinò
Abbandonati
Nascondono il pianoforte;
Ieri l’orchestra attaccò
La sua ultima polka,
Ieri, l’ultima fanfara
Singhiozzava verso le stazioni…”
(Oh! come s’è smagrita!
Che cosa diverrà?
Induritevi, induritevi,
Voi, grumi del ricordo!)
– ” Suvvia, pali telegrafici
Nei grigiori dell’esilio
Vi serviranno da prefiche di funerali;
Quanto a me, è la stagione che vuol che me ne vada,
Ecco l’inverno che viene.
E così sia.
Abbiate cura di voi! State bene.
Basta! Basta così!
Sei tu che hai cominciato!
Taci! Ogni battito d’occhi in voi è spergiuro.
Smettila! Con voi non c’è niente che duri.
Va, te l’assicuro,
Se ti amassi, sarebbe per scommessa.
Oh taci! taci!
Si ama soltanto una volta!”
Jules Laforgue
Questo brano è estrapolato dal componimento “Leggenda”, è stesso il titolo ad esplicarci cosa vi è trattato, anzi la sua conclusione. La trama dei versi è semplice: il poeta incontra una donna che ha amato, la trova affranta e malaticcia ed ella gli confessa che il suo uomo l’ha abbandonata, lui si trova dunque a rivestire il ruolo dell’amico e confidente pur soffrendo non poco nell’ascoltar le vicende amorose di chi non ha mai corrisposto i suoi sentimenti. Ma le fasi iniziali di umiliazione che subisce, addirittura momenti di commozione a quei racconti della donna, lasciano spazio improvviso ad un senso di distacco, l’amarezza che ha nell’animo gli vieta di continuare ad ascoltare e la donna distrutta per attirarlo a sé gli confessa che in realtà amò solo il poeta, e glielo dice in un grido gelato. La conclusione improponibile porta il poeta a definire questa confessione, seppur piacevolmente vissuta, una leggenda, una leggenda dell’età dell’oro.
Il divertimento di Laforgue è spesso quello di ricreare situzioni grottesche, leggendo le strade e le vite calcandone gli eventi; le invenzioni sono il suo pane quotidiano come la velocità delle battute dei suoi protagonisti, piegati doloranti ma col ghigno…!
Il clima simbolista lo avvolge tutto ed egli incomincerà a cercare elementi che affermino la vanità delle apparenze,che non si fermino al visibile, caccerà dalle sue penne principi di azioni insensati ai più, anzi meglio dire sconosciuti. Schopenhauer ed Hartmann (quest’ultimo colla “Filosofia dell’Incosciente”) lo fulminarono, sentì la necessità di costruirsi una serie di idee, di radici; la volontà è follia perchè pretende di contrastare i moti dell’Incosciente, l’Incosciente diviene dunque un principio vitale che smaterializza la volontà dell’uomo ed è appunto il contrasto tra esso e la volontà che genera il dolore umano.
Geniale!
Un pensatore libero che comprende di non esserlo pur essendolo.
Il poeta nato a Montevideo nel 1860, dove vi visse fino ai sei anni circa, ma di famiglia francesce morì solo ventisette anni dopo a Pargi. Maestro di stile, ironico leggero sentimentale frantumato retorico astratto convulso ossessivo sapiente infantile innamorato gelido sussultante filosofico impaurito annoiato……..