Letteratu.it

“Inno a Satana”, il trionfo del Carducci laico

Nato in Versilia nel 1835, Giosuè Carducci si è conquistato di forza un posto d’onore nella storia della letteratura italiana ed europea del secolo XIX. Personalità controversa, mai banale, tormentata da spinte contrastanti – principalmente, da una parte un bisogno tutto classico di armonico equilibrio e dall’altra uno spirito “aspro” che gli fa cercare lo scontro e la polemica – Carducci è stato uomo di letteratura a tutto tondo, poeta osannato e politico impegnato.

Negli anni giovanili le energie del giovane Giosuè si incanalano nel binario della rivendicazione dell’Unità d’Italia e nell’esercizio letterario di un classicismo repubblicano, giacobino e anticlericale; un classicismo che si riallaccia alla tradizione del paganesimo antico e che esalta il libero pensiero, in grado di portare il genere umano verso un futuro nuovo, ricco di ideali e di nuove possibilità tutte materiali, non estraneo alla realtà sociale e alle genuine forze popolari: tutto ciò converge in A Satana, un inno scritto in forma di ode classicheggiante (cinquanta quartine di quinari sdruccioli a rima ABCB) nel 1863 e pubblicato due anni dopo.

Si tratta di uno dei risultati poetici più riusciti e più discussi del Carducci, che non mancò di suscitare scandalo e accendere polemiche; in realtà, sciolto dai vincoli della superstizione religiosa, il “libero pensiero” laico al centro dell’inno si muove vittoriosamente verso un futuro prospero nell’immagine – tanto simbolica quanto provocatoria – di Satana, emblema di tutte le forme del progresso, del lavoro, della rivolta, ma anche della natura, della bellezza vera e dell’arte.

Bersaglio del poeta sono i dogmi cristiani della rinuncia e dell’ascesi: contro di loro Carducci erige un monumento alla ragione e alla cultura classica, portatrice di valori quali l’amore e la bellezza della vita.

La critica ha posto in evidenza la dicotomia tutta “carducciana” tra forma e contenuto: all’interno di un’ode dai ricami classici, il poeta inserisce immagini del tutto concrete, rubate alla realtà più materiale (come il treno, simbolo del futuro). Una climax che culmina nelle due quartine finali:

Salute, o Satana,
O ribellione,
O forza vindice
De la ragione!      

Sacri a te salgano
Gl’incensi e i vóti!
Hai vinto il Geova
De i sacerdoti

È questa la chiusura dell’inno, che sancisce il trionfo su “Geova”: hanno vinto la ragione, la vita e il progresso.