Lascerò ogni cosa per te, ogni sapere, ogni onore, tutti i miei talenti.
Li lascerò, per poter leggere nei tuoi occhi.
Alle prime luci di questo romanzo, una macchina con quattro pedine parte, lasciando il tumulto di una città caotica. Il protagonista guida la storia come l’auto e sogna di scrivere in eterno per restare quello che è: un famoso scrittore.
Il libro si ferma tra le prime righe per lasciar insinuare, come fermalibro tra le carte, un passeggero scomodo che renderà la vacanza in Costa Azzurra un viaggio senza più ritorno, un viaggio fisico e non fisico, eterneo e spirituale, un viaggio in cui il passeggero travolge gli animi e li arrovella per tutta la storia: il dubbio.
Due coppie felici, laciano il posto a due antagonisti, l’alter ego dello scrittore e Jacopo, l’antagonista dalla pelle bollente che nel silenzio dell’estate lascia trapelare la passione per Manola, una donna scialba, moglie del conducente-protagonista.
Un giallo bagnerà e marchierà col sangue questa storia, un giallo che è da sempre la colpa dei più efferati delitti, delle passioni perverse che insieme al dubbio permarranno nella mente del protagonista, il quale, proggetterà continuamente di uccidere l’amico Jacopo, poichè è convinto che questi desideri ardentemente sua moglie. La verità soggiace, in queste pagine di transito, ma viene a placarsi con la misteriosa morte di uno degli amanti. Con Jacopo fuori gioco, arriva al protagonista, scrittore di enorme fama ma con un blocco insormontabile frammisto alla fantasia placata e alle nottate in bianco, con lo schermo vuoto come un giardino d’inverno.
L’ultima foglia cade dall’albero della vita, ma nelle mani del narratore arriva un manoscritto: ‘Gli amanti fiamminghi‘. Con la passione di chi resta chiuso in bagno per ore a leggere un romanzo estatico, fino all’ultima pagina, così il romanzo si conclude.
Un metaromanzo che usa l’espediente della cornice narrativa per racchiudere la storia in una microstoria. Ben più interessante, invece, appare l’analisi psicologica dei due personaggi principali e delle rispettive consorti, dove i sentimenti inespressi e le parole taciute configurano un ritratto coerente dei protagonisti. Una storia nella storia, sull’amore come molteplice forma di follia. Un amore tradito: dalla propria donna, dal proprio amico e dalla stessa arte. Ciò che Paolo Mauresing, l’autore, voleva realmente narrare, scorre in piccole pagine che ci lasciano dimenticare la storia iniziale e la morte di Jacopo. Un bel libro, una bella storia, forse un finale avventato e riassuntivo, ma le qualità di quest’autore lasciano da parte qualsiasi tipo di intoppo e ti lasciano incollata alla cellulosa delle pagine, che pulsano di un battito nuovo, che sembra ripetere una frase valida in ogi tempo ed in ogni società:
Non desiderare la roba d’altri