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Ritratto di Annarita Briganti, giornalista, scrittrice… lettrice.

19/04/2017
Rosalia MessinabyRosalia Messina
4 min read
Tags: Annarita BrigantiCairo EditorehomeiosonociòchevediNon chiedermi come sei nataPiccole donne
Ritratto di Annarita Briganti, giornalista, scrittrice… lettrice.

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Annarita Briganti, giornalista e scrittrice, si racconta per la nostra galleria di ritratti di lettrici e lettori.

 

1) Annarita, come faccio sempre lascio a te la possibilità di raccontarti ai lettori come preferisci, usando per la tua biografia essenziale gli ingredienti che vuoi.

 Giornalista culturale (Repubblica e Donna Moderna) e scrittrice, mi occupo di libri e scrivo romanzi (pubblicati dalla casa editrice Cairo, il terzo è in arrivo), racconti, spettacoli teatrali, soggetti, sceneggiature, serie TV con amore e passione per tutto ciò che sia Cultura, dall’Arte contemporanea al Teatro, dalla musica al design, fino alla televisione, con l’esperienza bellissima di Repubblica Tv, alla fotografia e ai video – seguitemi su Instagram e su tutti i social! – e alla radio. Sono testimonial della campagna #iosonociòchevedi, che tenta diffondere sul web l’idea che occorre essere se stessi anche nell’immagine, senza sforzarsi di aderire agli stereotipi imperanti di perfezione (secondo i quali si dev’essere belli, magri, giovani per sempre e quindi senza rughe e capelli bianchi). Insomma, sono multitasking e multimediale.

 

2) Perché leggere? Cosa chiedi a un libro, cosa deve darti per non essere scaraventato nel cestino della carta o relegato in soffitta (naturalmente sto iperbolizzando)?

 I libri mi hanno salvato la vita e continuano a farlo ogni giorno della mia vita. Il mio test infallibile, per capire se funzionano, è leggerli dall’inizio alla fine, di fila, senza soluzione di continuità. Se ci riesco, è un buon segno. Se mollassi un libro dopo due pagine e iniziassi a chattare con il primo che passa, vorrebbe dire che non mi piace. I casi intermedi corrispondono a giudizi intermedi. Fermo restando che non butterei mai un libro nel cestino o lo relegherei da qualche parte. Piuttosto, li si regala alle tante persone che ne hanno bisogno. I libri fanno sempre felice qualcuno. Non si “abbandonano in autostrada”, a meno che uno non voglia generare un bookcrossing spontaneo, ma questo è un altro discorso. Comunque, un libro per piacermi deve avere ANIMA. Ormai l’hanno smarrita in tanti. Non m’interessano prodotti costruiti a tavolino – i veri libri non sono prodotti! -, autori falsi, storie false, sciatte, scritte male. Il tempo è poco e il livello a cui dobbiamo abituarci dovrebbe essere sempre più alto. Avere un’anima può servire anche nella vita. Lo consiglio a tutti.

 

3) Perché scrivere? Come e quando hai cominciato?

Tutto è iniziato con Jo di Piccole Donne. Volevo essere come lei e in parte lo sono. Ma credo che la scrittura sia qualcosa d’innato. Non c’è un momento della mia vita in cui io non ci abbia provato. Ho sempre dissipato tutti i pochi soldi che avevo in giornali, libri, manifestazioni in giro per il mondo, studi di scrittura creativa, delle lingue, di tutte le nozioni possibili e immaginabili, trasferte, spese per gli articoli, per i miei romanzi, per i racconti, per gli spettacoli teatrali. Un mio amico, pochi giorni fa mi ha detto: “Hai una concezione religiosa della letteratura”. Stavamo parlando di quello che troviamo nei libri ed io gli spiegavo che ogni libro mi ha insegnato qualcosa, anche come non andrebbero scritti. Si scrive per diventare la ragazza più popolare della scuola – non è mai troppo tardi! -, per un bisogno disperato di comunicare, perché si soffre come un cane, per condividere, per amare, per essere amata.

Quindi sì, ho iniziato da quando sono nata. Tempo fa mi è arrivata una busta. Una persona della mia famiglia ha ritrovato dei miei scritti di quando avevo vent’anni, in una casa, che non c’è più. Incredibile come già allora, prima di studiare esercitarmi passare giorni e notti sulle parole, fossero dei mini racconti. Sono scoppiata a piangere, rileggendoli. Era già tutto scritto ma, venendo dalla strada, non potevo saperlo.

 

4) L’autore o autrice che ami di più. Il libro che porteresti con te in viaggio nello spazio, te ne venisse concesso solo uno.

Non riesco a scegliere un solo nome ma, sempre con l’amico di cui sopra, avevamo fatto un gioco sugli scrittori preferiti. Avevo scelto De Carlo, Montale, Vargas Llosa, Carrère, Franzen, Oriana, senza la quale forse non sarei qui, Emily, Wislawa, Virginia e centinaia di altri intellettuali che mi hanno fatto da baby sitter, mi hanno dato fiducia in me stessa, mi hanno consolato, fatto sorridere, eccitato, distratto, coinvolto, divertito, emozionato. Nello spazio porterei la Bibbia.

 

5) Un episodio particolare della tua vita (triste, divertente, curioso) legato a un libro.

Se mi “provochi”, devo per forza risponderti con un episodio molto triste, che però ha aiutato tante altre donne. Il mio primo romanzo memoir, Non chiedermi come sei nata (Cairo), racconta la perdita di una figlia e la fecondazione assistita. Una storia vera, verissima, che fa ancora male, ma, come dico sempre, scriverne è stato come mettere zucchero sulle ferite e la speranza nei miei romanzi c’è sempre. “Domani è un altro giorno e, se non va bene, c’è sempre dopodomani”, direbbe Gioia, il mio personaggio alter ego.

 

6) Cosa stai leggendo e cosa stai scrivendo in questo periodo?

 Sto finendo il mio terzo romanzo. Esce entro il 2017. Titolo in lavorazione, nel senso che ce l’ho ma devo prima concordarlo con l’Editore. Ascoltare gli altri è fondamentale, soprattutto se si fa un mestiere solitario come quello dello scrittore. Sto leggendo… tutto. Ho bisogno che la mia pila sia alta fino al cielo.

 

Grazie, Annarita, per il tuo tempo e le tue risposte.

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