Elettra Papaccio è una giovanissima autrice. Ha pubblicato il libro Le notti di Damasco (Città del sole Edizioni, 2015, collana Il viaggio del poeta)
Elettra, ti propongo di raccontare tu stessa ai lettori chi sei, così nel disegnare la tua biografia essenziale potrai adoperare i colori, l’ombra e la luce come preferisci.
Grazie per la bellissima domanda che mi permette di diventare per queste brevi righe un pittore che seleziona i colori della vita, proverò a tracciare un fedele dipinto.
Inizierei dai luoghi in cui ho abitato: sono nata in un paese nei dintorni di Sorrento ma dopo poco tempo sono andata a vivere in Sardegna, una terra che insegna il rispetto e la sensibilità per la natura.
Ho frequentato il liceo classico di Olbia e in quegli anni mi sono appassionata al teatro classico che, pur nella sua risalente genesi, mantiene una forza espressiva che aumenta col tempo.
Attualmente frequento l’università a Napoli, dove ho scelto di studiare giurisprudenza.
A questo punto, aggiungo solo che spero ci saranno molti altri luoghi e colori da dipingere nel quadro della mia vita.
Perché leggere? Cosa chiedi a un libro, cosa deve darti per non essere scaraventato nel cestino della carta o relegato in soffitta (naturalmente sto iperbolizzando)?
Credo che ognuno abbia un particolare e individuale rapporto con la lettura: ciascuno di noi costruisce il proprio metro virtuale per misurare il piacere di un libro. In un libro mi attira subito lo stile con cui è scritto, la forza espressiva delle parole e soprattutto deve comunicarmi un messaggio autentico sociale o morale. Considero inoltre un valore la caratteristica per cui un libro renda indispensabile, ma anche piacevole, doverlo rileggere perché continua sempre a dirti qualcosa di nuovo.
Perché scrivere? Come e quando hai cominciato?
Inizio dalla seconda domanda specificando che non ne ho idea, non ricordo cioè esattamente quando ho cominciato a scrivere : mi hanno sempre affascinato le storie degli scrittori (rango cui non presumo di appartenere) e dei loro libri, intendo proprio le trame create dagli autori di romanzi e provavo a costruirne di mie però consapevolmente ho iniziato a scrivere negli anni del liceo.
La domanda sul perché è più semplice: quando scrivo voglio comunicare le emozioni e le storie che sento a chi desideri leggere le mie parole, è come se nelle righe che scrivo depositassi uno stato d’animo da trasmettere ad altri, per il piacere di condividerlo.
L’autore o autrice che ami di più. Il libro che porteresti con te in viaggio nello spazio, te ne venisse concesso solo uno.
Credo che sia quasi impossibile trovare una risposta univoca alla prima domanda (quale autore preferisco) perché più che affezionarmi all’ autore mi appassiono alla sua scrittura e ai generi letterari o alle trame che costruisce.
Senza dubbio ho una preferenza per Saramago nei suoi libri di racconti, attraverso i quali condensa in brevi spazi delle esperienze, emozioni e riflessioni che credo siano difficilissime da comunicare con quello stile così incisivo ed efficace ma allo stesso modo elegante.
Adoro anche Tabucchi quando narra di viaggi o di luoghi che nell’immaginario collettivo sono visti come esotici, penso ai suoi romanzi sul viaggio e sull’India che comunicano oltre ad un’esperienza sensoriale dei paesi, una sorta di iniziazione per comprendere il senso del viaggio della vita.
Tuttavia, il libro che porterei con me nello spazio − dove c’è bisogno di buona compagnia − se virtualmente dovessi rimanere lì sopra per un po’ di tempo è Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar: così nell’immensità dell’universo porterei con me la storia della nostra terra (veicolata dalla storia dell’impero romano), la letteratura greco-latina e la poesia del raffinato e colto imperatore narrata attraverso la letteratura moderna da un’autrice che possiede uno stile e una profondità ineguagliabili.
Un episodio particolare della tua vita (triste, divertente, curioso) legato a un libro.
Conservo nella mia biblioteca una copia di Fuoco su Napoli di Ruggero Cappuccio con una particolare dedica.
Il romanzo narra di un surreale futuro della città, devastata da cataclismi naturali, attraverso micro-storie in cui i personaggi si muovono in uno scenario apocalittico che alla fine trova una sua catarsi.
Ho assistito alla presentazione del romanzo con un gruppo di studenti e ho rivolto all’autore una domanda con tono che tradiva la mia emozione, come tutti i presenti hanno notato, ma l’autore oltre ad incoraggiarmi ha anche scritto sulla copia autografata per me una dedica che mi ha dato una carica speciale e che rileggo spesso volentieri.
Cosa stai leggendo e cosa stai scrivendo in questo periodo?
In questo periodo sto leggendo Rosso Istanbul di Ozpetek: un libro che mescola presente e passato, la riscoperta di una vita “antica” del protagonista che da bambino abitava in Turchia e la riscoperta di tutte le vite perdute che, chissà, forse torneranno.
Sono bellissime suggestioni soprattutto perché attraverso l’unione dell’Oriente e dell’Occidente (di ciascuno dei quali lui stesso ha avuto esperienza diretta), l’autore ci svela la sua parte interiore più nascosta e sincera con la particolare angolazione del lato più spontaneo, quello legato all’infanzia.
Quanto alla storia che sto scrivendo, è un intreccio che combina riflessioni sul passato e attualità proiettata verso le ultime frontiere ove ci attendono le sfide globali del presente.
Grazie, Elettra, per il tuo tempo e le tue risposte.