Napoletano, avvocato, Lorenzo Marone nel 2015 ha pubblicato con Longanesi La tentazione di essere felici, seguito nel 2016 da La tristezza ha il sonno leggero e infine il recentissimo Magari domani resto (Feltrinelli). Da alcuni mesi collabora con La Repubblica Napoli, dove cura una rubrica intitolata Granelli.
Ciao, Lorenzo. Eccoci ancora una volta a parlare di un tuo libro: Magari domani resto, storia di Luce, della sua famiglia sgangherata, dei suoi amori tormentati, raccontata in prima persona. Domanda scontata, ma ai lettori piace sapere cose del genere: come ci si sente a calarsi nel mondo interiore di una ragazza? Com’è avvenuto l’incontro fra te e questa creatura vitale, dura di scorza e tenera di cuore?
È una donna, vero, ma è come tutti i miei personaggi, una che si porta dietro dei vuoti e delle mancanze e che fa di tutto per non perdere l’equilibrio, una che si è costruita una corazza per far fronte alla vita, ma dentro è piena di cose belle, di amore, poesia e “attenzioni”. Credo di avere una sensibilità più femminile, perciò non mi è stato difficile dar voce a Luce.
Napoli, i Quartiere Spagnoli, tante persone tristi e allegre che sbarcano il lunario in modi fantasiosi e spesso non ortodossi: non si tratta di un fondale, la città pulsante è co-protagonista della storia. Avresti potuto ambientare il tuo romanzo altrove? Io penso di no, ma chiedo a te di spiegarci quanta Napoli metti nell’impasto narrativo…
Senza Napoli la mia scrittura sarebbe diversa, io sarei diverso. Napoli è la tavolozza sulla quale dipingo i miei quadri, è l’impasto, gli ingredienti di prima qualità che mi fornisce. I miei personaggi sono forgiati dalla stessa città, sono frutto del vivere quotidiano fra i suoi vicoli.
I personaggi che attorniano Luce sono molto interessanti. Un vecchio disabile con un passato misterioso, un avvocato anziano un po’ grottesco, una donna sposata che vuole essere madre e non più moglie, un bambino speciale, un mimo delicato e sfrontato insieme, la madre e il fratello di Luce, il padre, grande assente, la nonna carismatica… Un’idea di famiglia non canonica esce fuori dalle tue pagine. I confini segnati dai legami di sangue possono risultare molto angusti, il gruppo dei parenti stretti a volte non è un punto di riferimento sufficiente, non offre abbastanza calore, solidarietà, empatia: questo sembra dire Magari domani resto. Si tratta di una visione che hai maturato osservando la realtà?
Non ho una grande considerazione della famiglia in senso stretto, mi piacciono le famiglie costruite sull’empatia, sul trovarsi, persone che decidono di condividere la vita e di resistere insieme, di restare e provare a dare un senso al concetto più importante che non è quello di famiglia, ma di casa. Nella nostra “casa”, in quella che sentiamo come casa, nido, riparo, ci sono le persone che amiamo, quelle alle quali ritorniamo sempre dopo aver spiccato il volo.
Non è la prima volta che intervisto Lorenzo e lo ringrazio, come sempre, per il suo tempo e le sue risposte. E, come sempre, soprattutto per non essersi mai fatto pregare e inseguire: non solo quando era un autore che aveva pubblicato con Longanesi e però doveva ancora farsi strada nel difficile mondo della narrativa, ma anche adesso che lo conoscono tutti, che il suo primo libro, ristampato infinite volte e tradotto in moltissime lingue, sta per diventare un film interpretato da attori famosi.
Rosalia (Lia) Messina