Mara Forlin e Massimiliano Garavini amano leggere (anche viaggiare e mangiare bene, ma qui queste altre passioni non rilevano). Mara insegna; Massimiliano, detto Max, fra l’altro conduce una trasmissione radiofonica – Musica e parole − su Radio Ravegnana e si definisce un bisbetico indomato. Come ho già fatto con le gemelle Stoppini nella precedente intervista, pongo a entrambi la medesima domanda. E innanzitutto domando loro cosa chiedono a un libro.
Mara: Chiedo di non annoiarmi (da qualche anno a questa parte se un romanzo non stimola la mia curiosità lo abbandono subito per qualcosa di meglio, prima arrivavo all’ultima pagina, in ogni caso), di farmi riflettere e nella migliore delle ipotesi di suggerirmi una chiave di lettura originale e diversa su questo viaggio chiamato vita. Ho più volte pensato che la letteratura mi abbia salvato, lo affermo senza retorica e non riesco a immaginare un mondo senza libri
Max: È una domanda a cui fatico a rispondere: di solito non chiedo niente neppure a me stesso, figuriamoci se mi posso permettere di chiedere qualcosa a un libro. Piuttosto partirei da cosa non desidero trovare in un romanzo; per esempio non mi piace che l’autore imponga necessariamente il suo punto di vista, con quella spocchietta strisciante che hanno certi scrittori che sembrano voler insegnare al lettore come si faccia a stare al mondo. “O l’arte, o la vita!”. Non funziona più da molti anni ormai. Siccome amo l’atto narrativo sopra ogni cosa, che è poi il modo in cui le storie sono scritte, allora potrei dirti che mi piace venire sorpreso dalla pagina. La descrizione che non ti immagini, la scoperta improvvisa che scompagina la costruzione mentale del lettore, i personaggi raccontati assieme alle loro contraddizioni mi provocano sempre un particolare piacere. Detesto l’enigmistica per intellettuali: l’obbligo, per il lettore, di dover ricorrere a schemi e appunti per poter seguire un testo.
Potete citare un libro secondo voi sopravvalutato e, al contrario, un gioiello letterario misconosciuto? Anche più di uno, se avete una lunga lista.
Mara: Ho letto di recente Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli e l’ho trovato pieno di citazioni e stereotipi. Quel tipo di romanzo, che mi ha ricordato i celeberrimi Jack Frusciante è uscito dal gruppo e ancor di più Due di due, ha fatto il suo tempo. Un paio d’anni fa lessi Middlesex di J. Eugenides: un romanzo che narra la storia di una bambina affetta da una “stranezza” biologica, cioè essere ermafrodita. La storia di Calliope, questo il nome della protagonista, unita al karma della famiglia, sono una metafora della difficoltà di essere artefici del proprio destino. Da leggere.
Max: Aiuto! Voglio la domanda di riserva. Recentemente ho trovato sopravvalutato La scuola cattolica di Edoardo Albinati. Però se gli hanno assegnato il Premio Strega 2016 un motivo dovrà pur esserci aldilà delle mie perplessità: se dovessi polemizzare con i concorsi letterari non finiremmo più. Un piccolo gioiello letterario misconosciuto, per restare in Italia, secondo me rimane La Chimera di Sebastiano Vassalli. Se ci spostiamo sulla letteratura straniera la palude diventa pericolosa. Trovo per esempio che ci siano autori un po’ troppo citati, tipo Oran Pamuk: un intellettuale di spessore, ma non il genio letterario che gli vogliono cucire addosso. In questo momento, se dovessi citare un romanzo che mi ha veramente colpito nel passato – e di cui ho perso le tracce – è Per amore di una donna di Meir Shalev.
Quale libro nell’infanzia avete amato di più e perché?
Mara: Sono sempre stata onnivora. Da piccola leggevo di tutto, complice la “fortuna” di abitare in un paesino di montagna dove le giornate scorrevano lente e non c’era nessuno con cui giocare. Mi sono misurata alle elementari e alle medie con i classici di quell’età: Il giro del mondo in ottanta giorni, L’isola del tesoro, Le avventure di Tom Sawyer e via di seguito. In terza elementare lessi Cuore di De Amicis, che mi commosse alle lacrime.
Max: Perché, sono stato un bambino? Mi ricordo che a sette anni volevo essere come Huckelberry Finn. Libero. Mark Twain mi regalò, attraverso quel libro, l’ebbrezza della libertà. Soprattutto del pensiero. Poi sono diventato comunista e allora c’era posto solo per Jack London e i suoi racconti di boxe.
C’è un personaggio letterario che amate o odiate particolarmente, con il quale vi identificate o nel quale ravvisate le qualità che più detestate nel prossimo?
Mara: Come si fa a non rimanere folgorati da Merry, la figlia di Seymour Levov in Pastorale americana o da Atalia in Giuda di Amos Oz? Due donne diversissime, la prima una ragazza ribelle e problematica, la seconda una vedova bella e misteriosa. Non mi identifico in nessuna delle due, anche se vorrei avere un po’ del fascino inebriante della seconda.
Max: Io sono Arturo Bandini, il protagonista di Chiedi alla polvere. Il perché lo spiega John Fante nel prologo del romanzo: “Cosí l’ho intitolato Chiedi alla polvere, perché in quelle strade c’è la polvere dell’Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere. E c’è una ragazza ingannata dall’idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro.”. Se spiegassi perché amo particolarmente Arturo Bandini, rovinerei ai lettori la sorpresa di scoprire di quale ragazza si sta parlando.
Quando leggete lo stesso libro e lo commentate vi capita di essere in totale disaccordo? Vi scambiate consigli di lettura? Vi succede di contendervi un libro, di farvi premura a vicenda per potervene impossessare?
Mara: Di solito non siamo in disaccordo, tranne su alcuni autori americani che Max idolatra mentre io non riesco a leggere, uno per tutti Ellroy. Se penso che un romanzo possa piacergli, non esito a consigliarglielo, eccezion fatta per quei romanzi che sono troppo “da donne” (secondo lui).
Max: Oh sì. Oh sì. Oh no. Io e Mara condividiamo l’amore per la lettura, capita che non siamo d’accordo. Ci scambiamo consigli con moderazione: siccome mi fido del suo giudizio, quando mi suggerisce qualcosa è perché sa che potrebbe essere nelle mie corde e io so che ne vale veramente la pena. Donna Tartt a parte, naturalmente. I miei consigli glieli risparmio: è bravissima a sbagliare con la sua testa. Non ci contendiamo i libri per una ragione molto pratica: sono pigro, quindi lascio a lei il piacere di “tartufare”; di scavare tra recensioni e scaffali per acquistare i volumi. Arrivare per secondo spesso ti risparmia una delusione. E poi, hai mai conosciuto un uomo che non ceda ad una donna?
Qual è l’ultimo libro che avete letto?
Mara: Il birraio di Preston: non è estate senza un giallo di A. Camilleri!
Max: L’ultimo libro che ho letto è L’inumano difettoso di Gabriele Astolfi, Caosfera edizioni. Il prossimo libro che vorrei leggere è La vita felice di Elena Varvello
Grazie per il vostro tempo e le vostre risposte.