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Conversazione con Giada Trebeschi, studiosa di storia e autrice di narrativa



Giada Trebeschi è autrice del romanzo La dama rossa (Mondadori 2014), edito anche in spagnolo, e del romanzo Gli Ezzelino. Signori della Guerra (Firenze Libri 2006),  finalista al Campiello Opera Prima del 2006.

 

Giada, grazie per aver accettato di fare una chiacchierata. Vuole presentarsi ai lettori di questa rubrica, raccontando di sé, della sua formazione e delle sue opere anche non letterarie?

Grazie a voi di avermi invitata a chiacchierare insieme.

Nasco come storico di professione, ho un dottorato in Storia, due lauree e una passione sfrenata per il teatro. Ho fatto l’attrice per più di vent’anni e molte mie opere teatrali sono state rappresentate con successo.  Ho scritto parecchi saggi scientifici, pièces teatrali, racconti, short stories e romanzi nei quali spesso utilizzo i metodi dell’attore per immedesimarmi nei personaggi del libro per renderli plausibili e più interessanti. Parlo cinque lingue e vivo all’estero da molti anni.

Parliamo adesso del suo romanzo La dama rossa. Un intrigo che si colloca in un  momento storico turbolento, nel 1938. La protagonista è una studiosa di storia dell’arte, Letizia Contarini, che si ritrova al centro di un intrigo dopo la scoperta, avvenuta durante il restauro di un palazzo nobiliare vicino Roma, di una stanza segreta che contiene i resti di una donna murata viva circa cinquecento anni prima: la dama rossa, vissuta alla corte di Alessandro VI Borgia. Su quali elementi storici ha costruito la sua storia ricca di colpi di scena? La gestazione del romanzo è stata molto lunga?

L’idea per il romanzo mi è venuta quando mi sono trovata fra le mani la documentazione d’archivio che raccontava del ritrovamento dello scheletro di Poggio Catino, trovato proprio negli anni ´30 e subito traslato a Roma al Museo Criminologico dove si trova tutt’ora. Esistono varie ipotesi su chi fosse la donna ma nessuno può davvero dirlo con certezza e così la mia fantasia di romanziere ha riempito i buchi in cui lo storico non sarebbe riuscito ad arrivare. I molti colpi di scena sono una mia caratteristica, sono cresciuta a pane e Salgari e adoro l’avventura, il ritmo sostenuto, e il cambio repentino di azione.

Ne La Dama Rossa racconto in parallelo due periodi molto particolari della nostra storia, il rinascimento, periodo in cui vive la Dama e il fascismo, cioè il momento in cui ne ritrovano lo scheletro. In entrambi i casi, la ricostruzione storica è il supporto per l’ambientazione che deve riportare il lettore indietro nel tempo, fargli immaginare di essere tornato davvero nell’Italia delle vergognose leggi razziali o al cospetto di una Dama rinascimentale che si racconta con il linguaggio del tempo. La lingua delle carte segrete è infatti, per più di una ragione, mutuata da quella de Il Principe di Machiavelli.

C’è anche molta arte nel romanzo, che è un’altra delle mie passioni. Ed è proprio attraverso alcune opere d’arte che i protagonisti riusciranno a risolvere un mistero millenario e a scoprire un inimmaginabile tesoro.

Per quanto riguarda la gestazione del romanzo e la mia metodologia di scrittura, una volta che un evento storico mi ha suggerito l’idea passo circa sei mesi a fare ricerca e a costruirmi la storia in testa senza scrivere una riga, poi quando comincio a raccontare non stacco le mani dalla tastiera fino a che non l’ho finito. Un anno, un anno e mezzo in tutto.

Scriverà altre opere di narrativa o tornerà ai suoi saggi?

Continuerò a scrivere entrambi poiché in entrambi i casi posso occuparmi di ciò che amo e di quello che m’interessa. Per quanto riguarda la saggistica, nel quattrocentesimo anno dalla morte di Shakespeare sono uscita con il testo Omaggio al Bardo. Teoria e pratica storico-teatrale: dal testo alla scena, Erba Moly 2016.

Il libro è diviso in due parti, una più scientifica, infatti è anche testo di studio nelle università e nelle scuole superiori, e l’altra più teatrale, in cui presento quattro pièces ispirate al Bardo o riscritture per capire meglio che cosa succede una volta che il testo lo si porta sul palco.

Ho in mente un nuovo saggio storico antropologico su Streghe e Vampiri, mentre per la narrativa sto scrivendo un romanzo ambientato a Londra a fine ´800 e poi penso me ne andrò in Argentina negli anni ´20. Ho in mente altre tre storie ma devo dire che, potendo pescare negli archivi più importanti del mondo, restare senza idee è piuttosto difficile.

Cosa ama leggere?

Di tutto purché siano libri scritti bene. Adoro i romanzi d’avventura, i thriller, i gialli, e certamente i classici. Non amo molto i libri d’introspezione e non sopporto i libri di quegli autori che scrivono non per raccontare una storia ma per autocelebrare la propria capacità di scrittura.

Ha un autore preferito?

Shakespeare.

Qual è l’ultimo libro che l’ha appassionata?

Fra i classici Cime Tempestose, fra i moderni mi sono divertita molto con L’inganno dell’Ippocastano di Mariano Sabatini.

Grazie, Giada, per il suo tempo e le sue risposte.

Grazie a voi!