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Appunti di realtà. La Sposa di Mauro Covacich

Le ha fatto cenno di salire e lei si e tuffata dentro. Che fortuna
trovare qualcuno disposto a fermarsi con questo tempo, ti
notano all’ultimo momento e tirano dritti. Hanno paura di
mettere il piede sul freno, o che gli inzuppi i sedili. Ancora un
minuto e avrebbe rinunciato, invece adesso e qui al calduccio,
lei e il suo vestito, insieme al tizio baffuto.

La narrativa di Mauro Covacich è una rete di corrispondenze e La sposa (Bompiani, 2014) ne è l’emblema più rappresentativo, in cui si alternano racconti di raccordo e storie più intime e brevi, rimandi interni ed esterni, come la cronaca quotidiana e la storia, finali inaspettati che annunciano la fine e che invece sono soltanto un nuovo inizio. Una raccolta di diciassette racconti scritta in maniera arguta e senza minuzia di dettagli che lascia al lettore la possibilità di comprendere i protagonisti e le loro storie, giudicarli e analizzarli nelle loro sfaccettature più intimistiche.

Tra queste pagine coinvolgenti incontriamo temi profondi come la paternità e maternità, affrontati senza il sentimentalismo tipico dell’essere umano,  anzi  sottolinea l’egoismo e l’egocentrismo che spesso permea chi i figli li ha e chi ha deciso di non averli. Tra fatti di cronaca che inducono alla riflessione, momenti della giornata che ci appartengono quello che maggiormente colpisce il lettore sono le escursioni nell’animo umano. Ogni storia si conclude lasciando interdetto il lettore, che passa alla pagina successiva, sapendo che non troverà nulla di quanto precedentemente letto.  Particolarmente forte la conclusione nel racconto sulle madri che uccidono o quella che chiude Tor Bella Monaca.

“La sposa” di Mauro Covacich, tra i 12 finalisti al Premio Strega 2015, sembra partire da un concetto fondamentale e cioè che non è necessario inventare storie se la realtà ne è pregna all’inverosimile ed è per questo, infatti, che tra momenti autobiografici, storie reali da cui lo scrittore ha preso spunto e fatti totalmente inventati il lettore attraversa, consciamente, l’instabilità dell’animo umano e ne diventa protagonista al tempo stesso. In effetti, per quanto si incontrino nel romanzo semplici storie ci sono certuni valori che appaiono nelle parole e che con estrema naturalezza raccontano l’assurdità della vita, la normalità e l’inesorabilità del tempo che scorrendo oblia tutto.

Un uomo deciso a condividere la casa con un branco di lupi. Un’artista vestita da sposa che attraversa l’Europa in autostop. Un tranquillo padre di famiglia che confeziona piccole bombe con la stessa amorevole cura che ci metterebbe per un veliero in bottiglia e poi le va a nascondere sugli scaffali dei supermercati. Uomini d’affari che si organizzano nei weekend per partecipare a un safari umano. Ma anche un giovane sacerdote, ignaro del suo futuro di papa, alle prese con il desiderio. O le peripezie di un cuore espiantato, in corsa verso il torace divaricato del ricevente e un possibile nuovo inizio.

La sposa non è un semplice romanzo è un intrigo di situazioni che lasciano il lettore meravigliato e stupito, così come attraversa la vita, la sua.