Di libri sulla guerra, e in particolare sulla Seconda Guerra Mondiale, ognuno di noi ne potrebbe citare a decine. Ma Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut (Feltrinelli 2015, prima edizione 1969) è un libro sulla guerra molto particolare. Trattandosi di un romanzo di fantascienza, già scardina i principali punti fermi della letteratura di guerra. In più, il tono tragicomico con cui l’autore americano descrive, attraverso gli occhi del protagonista, Billy Pilgrim, la sua esperienza del conflitto, lo rende unico.
Billy è un personaggio grottesco. Quando viene inviato in guerra, è un gracile studente di optometria. Tutto il suo percorso durante il conflitto si comporrà di imprese anti-eroiche, patetiche, miserevoli: l’antitesi dell’immagine del coraggioso e sprezzante soldato americano. Ma è proprio attraverso un personaggio del genere che il lettore riesce a rendersi conto degli aspetti più pietosi e poco raccontati di una guerra. Dalle lunghe marce nella neve, sempre col timore di essere uccisi dai cecchini, al trattamento dei prigionieri nei campi di lavoro, ai trasferimenti sui treni, al rapporto con i soldati non solo tedeschi, ma anche con quelli inglesi (i quali consideravano gli americani rozzi e incivili, e riuscivano invece a mantenere buoni ed educati rapporti con i tedeschi). Vonnegut sente che un’esperienza così brutale come la guerra è talmente indicibile, che l’unico modo di trasmettere ciò che ha vissuto è attraverso un libro che sappia prendere tutto poco sul serio.
Ma Mattatoio n. 5 è anche uno straordinario romanzo di fantasia, che si serve di alieni e viaggi spazio-temporali tanto quanto di esperienze di guerra. Billy, infatti, racconta la sua storia non seguendo un ordine cronologico, ma facendo provare al lettore ciò che lui ha provato per tutta la vita. Billy è capace di viaggiare nel tempo, poiché, come i suoi rapitori, gli abitanti del pianeta Tralfamadore, gli hanno spiegato, il tempo non è come gli umani si ostinano a vederlo. Passato, presente e futuro esistono sullo stesso piano, ed essi sono in grado di vederli grazie ad un occhio che percepisce la quarta dimensione. In questo modo, per esempio, tutti i tralfamadoriani sono perfettemante coscienti tanto del modo in cui ognuno di loro morirà quanto del modo in cui finirà il mondo. Billy viene a conoscenza di queste cose quando viene rapito e portato sul loro pianeta, ma quando questo accade erano già molti anni che compiva viaggi nel tempo. Gli alieni, semplicemente, gli spiegano come funzionano i suoi viaggi, e gli insegnano che cos’è realmente il tempo.
E così il lettore passa dal leggere della prima notte di nozze ai giorni di soldato di Billy, dalle sue esperienze di infanzia a quelle di uomo adulto, e via dicendo. Tutto il racconto è intercalato da un breve ritornello, “Così va la vita”, che lascia stupefatti soprattutto quando giunge in conclusione di un racconto particolarmente toccante o crudele. Potrebbe sembrare una frase dettata dalla rassegnazione, ma io la interpreto piuttosto come una presa di coscienza e un avvertimento al genere umano. Questa è la vita vera, caro lettore, a dispetto dei viaggi temporali e degli alieni, quella che state leggendo è la testimonianza di come le cose vanno veramente. E ciò appare ancora più incisivo alla luce dell’avvenimento più catastrofico descritto dall’autore, il bombardamento di Dresda avvenuto nel 1945. Anche questo descritto da una prospettiva grottesca, il mattatoio del titolo appunto, esso si rivela in ogni caso in tutta la sua mostruosità, riuscendo ad emergere tragico anche attraverso lo stile telegrafico che caratterizza questo geniale scrittore.
Una molteplicità di temi, dunque, rendono questo libro molto più denso di una semplice testimonianza di guerra. Eppure questo rimane il tema principale e ciò che lo rende ancora importante agli occhi del lettore contemporaneo.