«Te mi ricordi il Titta» gli aveva detto quell’uomo impettito,
con le mani sui fianchi, quando si era ritrovato un pallone tra i piedi
e questo ragazzo secco secco con la mascella storta davanti.
Arrivederci a Berlino Est è il romanzo vincitore dell’edizione 2015 del Premio Rai La Giara. Un romanzo esordiente. Uno scrittore esordiente ma non troppo. Roberto Moliterni ha, in effetti, vinto il Premio Malerba 2010 con il romanzo “In Prima Classe” e molto si è parlato di lui.
Protagonista indiscusso del romanzo un uomo malfermo e zoppicante, ormai cinquantenne, che appare tra le prima pagine del romanzo e che si fa chiamare “il Titta”. Vive nella Berlino Est e racconta la sua vita, una storia molto difficile e allo stesso modo molto articolata, raccontata tra continui balzi avanti e indietro, tra passato e presente. Prima, infatti, ci viene presentato il giovane siciliano Salvatore Vullo, “Il Titta” è solo un nomignolo affibbiato alla nascita e portato avanti per tutta la vita come un tatuaggio vivo, combattere in Albania nel 1943: protagonista poco partecipe delle incredibili violenze che gli italiani compiono sui civili inermi e spesso indifesi, che saranno vendicate poi dai partigiani comunisti; tra loro appare la magnifica e salvifica Malvina, una giovane donna che resterà al centro della sua vita sentimentale e che troverà un posto anche in quella successiva. Il protagonista ha più volte cambiato nome e identità nel corso della sua vita ed è proprio mentre trascorre le giornate in una piccola pensione della città divisa, ormai rifugio di spie che vengono da ogni parte del mondo che si pone domande sulla sua vita, una vita sospesa tra il ricordo vigoroso di un passato scomodo che vorrebbe dimenticare, macigno di un passato di violenza cui ha assistito e l’amore per Malvina, immagine vitale.
Arrivederci a Berlino Est è un romanzo noir dove si alternano violenze, pirandelliani scambi d’identità, i servizi segreti e le donne che si sacrificano per amore di una libertà negata, i sacrifici violenti e la lotta per la vita, degna di essere chiamata tale.Dubbio che percorre tutto il romanzo è quello del Titta che si domanda giorno dopo giorno se siano state poi le sue scelte a condurlo dove si trova, o se la Storia che gli ha tracciato la strada praticabile, l’unica da percorrere. Dubbio amletico, dubbio senza risposte. Il protagonista vive sospeso tra un passato scomodo e l’amore per una donna che non riesce a dimenticare.
Emblematiche le pagine che ripercorrono la caduta del Muro nel novembre dell’89, una vera e propria fotografia del tempo trascorso, passato eppure vivo nell’immaginario collettivo ed è di questa immagine che Moliterni ci fa sentire le urla di gioia, i rumori del muro che crolla, i profumi di una libertà sognata a lungo e raggiunta.
Signor Gorbaciov, se lei cerca la pace,
se cerca prosperità per l’unione Sovietica e
l’Europa dell’est, signor Gorbaciov venga a questa porta,
apra questa porta e abbatta questo muro.