Cara Lara,
Bizzarra assonanza, rende tutto più grottesco e infelice. Prova a ripeterlo qualche volta a voce alta: Caralara, caralara, caralara. Sembra una località marittima con spiagge di sassi chiari e bagnanti in pareo che rincorrono i propri bambini.
Ti volevo scrivere perché, sai, ci sono delle cose di te che proprio non mi piacciono. Ci provo a dirtele ogni tanto, ma tu fai orecchie da mercante o mi sorridi e mi offri un pezzo di cioccolata, perché sai benissimo che quando ne mangio non capisco più niente e divento mansueta come un gatto poltrone. E allora scrivo, ciò che viene stampato nero su bianco ormai non può venire ritrattato né omesso e tu non puoi sfuggire a tutto ciò che penso di te.
Cominciamo.
Mi dà un fastidio immenso vederti contemplare la tua immagine allo specchio la mattina, quando si avvii assonnata al lavandino e cominci a ripulirti con perizia dai sogni che ti sono rimasti incollati alle palpebre dopo la notte. Li sfreghi via assieme all’ultima traccia di mascara e li getti nell’immondizia, senza curarti di raccoglierne almeno una traccia per riporli in tasca. Potresti prenderli in mano per scoprirli con calma mentre sei sul treno, accudire quelli che non ce la fanno a crescere da soli, ma scegli sempre l’aborto e il grigiore. Tanto che ti importa? Non hanno la forma delle cose di questo mondo, non sono reali. Che te ne puoi fare?
Quando guardi la tua immagine non ti vedi. Cerchi di osservarti con gli occhi di tutti i passanti che incroceranno il tuo sguardo e ti rivolgeranno un silenzioso apprezzamento, ma non riesci a cogliere davvero ciò che ti appartiene. Riesci sempre a nascondere i foruncoli che ti sbucano se mangi troppi dolci, hai mai pensato che forse ti servirebbe un correttore per quello sguardo triste e quel sorriso che hai costruito con tanti sacrifici per piacere a chi non ti meritava?
Non mi piace il mondo in cui vivi, perché in cuor tuo sai bene che le persone di cui ti circondi non fanno per te, eppure le ritrovi tutte le mattine sul treno. Baci, sorridi, abbracci i tuoi amici e fingi di non accorgerti che i loro sguardi sono più vuoti del tuo. Non ti chiedono mai se stai bene o se hai bisogno di un abbraccio e non si premurano mai di domandarti se hai fatto colazione o se il tuo stomaco è ancora chiuso dopo la litigata con Marco. Entrano in punta di piedi per darti un bacio della buonanotte, ma poi vedono che dormi e se ne vanno senza nemmeno avvicinarsi al tuo letto per sincerarsi se tu stia fingendo o meno.
Non mi piaci quando menti, quando piangi di nascosto per non disturbare, quando ti rivolgi a te stessa con parole poco gentili, quando non ti fai i complimenti anche se te lo meriti, quando ti svendi al primo offerente come se fosse una gara a chi ti dà meno valore.
Però un poco mi piaci, anche. Mi piace il tuo modo di lasciar passare prima di te le persone quando devi entrare in biblioteca, come sorridi a chi ti rivolge una gentilezza. Amo la tua fantasia, i tuoi viaggi sull’onda di un ricordo o di un desiderio che ti fanno compagnia durante il viaggio verso l’università quando i tuoi occhi sono troppo stanchi per leggere. Amo la tua intraprendenza e il modo in cui il tuo sguardo ride se una cosa ti emoziona. Amo la tua sincerità ad ogni costo.
Sai, ci sono molte cose di te che non mi piacciono. Dalla timidezza a come mastichi rumorosamente le fette biscottate. Però ti voglio bene, e in fondo è questo che conta.
Quindi, in fondo, questa lettera te l’ho scritta proprio per dirti questo: ti voglio bene. Davvero.
Tua,
Lara