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Psicologia, letteratura e realtà nel nuovo romanzo di Corrado Augias

Per la psicologa, invece, come per lo scrittore, anche la menzogna può contenere una verità, anzi può arrivare a esporla meglio proprio perché si tratta di una verità menzognera. È possibile che ci sia più verità psicologica, cioè umana, in una menzogna che non nel fedele resoconto degli eventi.

L’ultimo romanzo di Corrado Augias, Il lato oscuro del cuore (Einaudi 2015), si muove su un terreno dissestato su cui si incrociano psicologia e letteratura, memoria e presente. Racconta la storia di Clara, brillante studentessa di psicologia, che, mentre prepara la sua tesi di dottorato, comincia a lavorare al bar del fratello Luigi. Lì incontra la signora Lina, un’ex attrice dal passato misterioso, che la mette in contatto tramite il fratello con una donna che ha subito un grave trauma, Wanda. Con questa donna, e con la piccola Deborah, cameriera anche lei nel bar, salvata da un destino infame, Clara avrà occasione di mettere in pratica tutto quello che ha imparato sui libri. Si renderà conto, in questo modo, di quanto sia più intricata e morbosa la vita degli esseri umani nella realtà e, nello stesso tempo, si troverà a scoprire inaspettati parallelismi tra le storie che deve affrontare nel suo presente e quelle che ha studiato all’università.

Ciò che ho apprezzato di più di questo romanzo è la leggerezza con cui l’autore riesce a inserirvi una tale quantità di temi, personaggi, storie e testimonianze: alla vicenda di Clara si sovrappongono infatti quella del fratello Luigi, coinvolto in una storia d’amore poco chiara, quella del padre, Luciano, ossessionato dai ricordi di guerra, quella della nonna Assuntina, della signora Lina e, tramite il racconto di Wanda, quelle di suo marito Ignazio, di Franco, di Lulù. Insomma, una quantità notevole di personaggi, e di relative storie, tenute insieme dalla passione di Clara per quello che studia.

L’intreccio viene qua e là inframmezzato prima dagli appunti presi a lezione da Clara, poi dalle sue stesse note per la tesi. Essa tratta di quel periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento in cui la scienza psicologica è passata dal corpo alla mente. Sono da molto tempo affascinata da questi temi, cosicché la tesi di Clara mi è risultata da subito appassionante. Leggere degli studi di William James, Charcot, Freud, Jung mi è piaciuto molto, ma mi ha interessato sopra ogni cosa l’idea di risolvere alcuni dei conflitti a cui la scienza non riesce a dare una spiegazione attraverso la letteratura. Più volte la protagonista rifletterà su questa questione, sul fatto cioè che, forse, i romanzieri e i poeti sono in grado di arrivare lì dove gli scienziati si fermano, sconfitti dai limiti del loro sapere. Contemporaneamente, Clara userà questi studi, così come le esperienze vissute al bar e parlando con Wanda, per scoprire qualcosa in più anche su se stessa, per far sì che tutto quello che ha studiato, quello per cui sta lavorando da una vita, acquisti l’importanza necessaria a farle trovare il suo posto nel mondo.

Quello di Augias è un romanzo che colpisce nei punti giusti l’emotività e la sensibilità del lettore, ma lo fa con una delicatezza e con un’eleganza inimitabili. Le frasi scivolano sulla pagina con grande levità, anche nei momenti più crudi e difficili. È questo che mi è piaciuto di più: la capacità di rimanere fine scrittore pur non tralasciando alcun dettaglio cruento o scomodo della storia, soprattutto riguardo alle vicende di Wanda e Luigi. È una scrittura capace di farsi ammirare fin nel più piccolo particolare, ma che non esita, tuttavia, a dare lucidamente la sua versione della realtà.