Letterato, intellettuale, scrittore, poeta, filologo e traduttore: Vincenzo Monti è stato tutto questo e di più.
Con la sua opera e la sua figura, ha segnato un’epoca – l’età rivoluzionaria e napoleonica – ma ha lasciato un segno tangibile anche dopo, fino agli anni ‘2o dell’800, nell’Italia della Restaurazione e del Romanticismo. Nella sua carriera Monti è stato in grado di ritagliarsi sempre un posto di prestigio, grazie soprattutto ad una straordinaria capacità di adattamento ai gusti e alle tendenze dominanti, spesso al servizio di differenti regimi ma sempre con una propria indipendenza, un proprio modo di essere e di scrivere, senza mai tradire i suoi caratteri essenziali.
E all’interno della sua produzione letteraria, la Bassvilliana riveste senza dubbio una un ruolo di prestigio: una storia di incredibile ed immediato successo. È il 1793 quando Vincenzo Monti, turbato da inquietanti eventi d’Oltralpe (su tutti il cruento tentativo anti-rivoluzionario della Vandea) si prefigge di farsi interprete degli orrori della Rivoluzione Francese con un poema brillante, tutto ispirato all’attualità, che ben presto divenne un vero e proprio manifesto dell’Anti-Rivoluzione. Il titolo originale dell’opera era In morte di Ugo di Bassville: si tratta di un poemetto in terzine rimasto incompiuto e di cui apparvero solo 4 canti.
Lo spunto da cui nasce la composizione è un fatto di cronaca politica. In una Roma agitata e turbata dai fatti francesi, si consuma la fine di Joseph Hugou detto Bassville, emissario del governo francese di fede repubblicana. Quest’ultimo viene freddato da una folla violenta, che lo raggiunge sulla scalinata della sua abitazione e lo uccide in un impeto assassino.
Da qui Monti costruisce una narrazione poetica vivace e riuscitissima, immaginando che l’anima di Bassville sia accompagnato da un angelo a vedere gli orrori di quella stessa Rivoluzione in cui aveva creduto – e da cui si era poi intimamente allontanato. I canti mettono in scena diversi momenti della Rivoluzione Francese (tra cui la decapitazione di Re Luigi XVI) e si trasformano in una maestosa apologia della moderazione della politica cristiana contro l’empietà rivoluzionaria.
L’immagine simbolo del poema raffigura Bassville morto riconciliato con la Chiesa (aveva persino avuto un funerale a spese del papa, il quale aveva anche garantito assistenza alla vedova e ai figli): ma per una beffarda legge del contrappasso adesso gli tocca andare in Francia a vedere gli orrori generati da un ideale in cui aveva fortemente creduto.
Una rivisitazione dantesca di straordinaria forza poetica.