Non tutti noi abbiamo un bel ricordo dei giorni di scuola. Certo qualcuno ha ancora vivide nella memoria le interrogazioni e i lunghi monologhi dei professori durante le spiegazioni o le dimostrazioni nei laboratori. Di sicuro quasi tutti ci siamo chiesti a cosa ci siano servite tante nozioni che poi alla fine nella vita non abbiamo mai applicato. Uno dei vari dilemmi che il sistema scolastico ci pone ancora oggi è quanto la varietà di informazioni, dogmi e istruzioni che vengono insegnate sia davvero il fulcro culturale sul quale basare un’educazione scolastica degna di tale nome.
John Dewey, nel suo libro How We Think (Come pensiamo) del 1910 propone una non obsoleta riflessione su come il sistema educativo debba cambiare, se lo scopo è quello di alimentare e soddisfare una continua sete di conoscenza. Primo ruolo che una buona scuola deve ricoprire è quello di “distruggere il pregiudizio dovuto a secoli di consuetudini sociali e false credenze”. Liberare la mente da inutili preconcetti è il requisito fondamentale per poter iniziare un processo educativo privo di infezioni dannose allo sviluppo delle proprie abilità cognitive. Funzione altrettanto necessaria è quella di “coltivare profonde ed efficaci abitudini di riflessione per dividere concrete certezze da mere asserzioni, opinioni e giudizi”. L’educazione deve sviluppare nell’individuo “una creativa, sincera e aperta preferenza per delle verità che sono fondate e non mere fantasie”.
La ricerca della verità e il ragionamento sono strumenti fondamentali per la conoscenza. Tuttavia non sono delle doti naturali che acquisiamo al momento della nascita, ma sono frutto di un lungo processo di apprendimento che ci porta alla consapevolezza che per poter conoscere davvero bisogna percorrere un irto sentiero conoscitivo, porsi delle domande, riflettere, chiedere e non dare nulla per scontato o assolutamente certo.
Altro ruolo dell’educazione scolastica è quello di fornire agli studenti le condizioni sociali e naturali grazie alle quali l’apprendimento può avvenire. Disparità economiche e culturali devono essere eliminate per poter permettere lo sviluppo di abitudini conoscitive e di indagine che Dewey identifica come “allenamento della mente”. Questo esercizio deve essere basato sulle tendenze naturali di ogni individuo che deve allenarsi a pensare e ragionare, non solo imparare e immagazzinare nozioni.
“Insegnare ed imparare sono dei processi interconnessi” afferma Dewey. Per poter iniziare questo cammino conoscitivo con gli studenti, l’insegnante deve conoscere le proprie risorse naturali, tendenze e abitudini che possono essere di notevole aiuto nel processo educativo.
Sete di conoscenza, curiosità verso il mondo, ricerca di esperienze e relazioni umane: sono questi i criteri fondamentali sui quali un’educazione completa dovrebbe basarsi secondo Dewey. Nozioni e informazioni rischiano di diventare sterili dogmi imparati a memoria e presto dimenticati. Ruolo della scuola deve essere quello di liberare la mente dalle gabbie culturali e sociali in cui ci troviamo a vivere. Invitare al ragionamento e alla propria indagine conoscitiva: questi gli obiettivi di un efficace processo educativo.