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The Help di Kathryn Stocket

Un gusto cattivo, amaro, come quando all’ultimo sorso di caffè ti arrivano in bocca i fondi.

 

The Help ha avuto una lunga gestazione. L’autrice ha impiegato cinque anni per scriverlo. Il manoscritto è stato rifiutato da molteplici editori e agenti letterari, ma dopo la pubblicazione è diventato un bestseller internazionale,con dieci milioni di copie vendute. Edito da Mondadori in Italia in prima edizione nel 2009 ha avuto un successo vigoroso.

È l’estate del 1962 quando Eugenia Phelan “Skeeter” torna a vivere in famiglia a Jackson, in Mississippi, dopo aver frequentato l’università lontano da casa. Skeeter è una donna inconsueta, diversa dalle penspensanti compagne di un tempo, ormai sposate con bambini e perfettamente inserite nella morale borghese di quel tempo. Skeeter sogna in segreto di diventare scrittrice e non sogna invece un marito. Aibileen è una domestica di colore. Saggia e premurosa, ha allevato premurosamente uno dopo l’altro diciassette bambini bianchi, facendo le veci delle loro madri. Minny è la sua migliore amica con un marito dispotico e violento ma è senza dubbio anche la donna più sfacciata di tutto il Mississippi. Sono anni in cui il colore della pelle è ancora considerato un ostacolo invalicabile. Dove i neri non possono curarsi negli ospedali dei bianchi. Dove le scuole sono divise. Dove i bagni sono divisi. Dove tutto è diviso dal colore. Anche i libri.

 

Allevano un bambino bianco, che vent’anni dopo diventa il loro datore di lavoro. É paradossale, perché noi vogliamo bene a loro e loro a noi e noi non gli permettiamo neppure piú di usare il nostro bagno dentro casa.

 

Ma Skeeter, Aibileen e Minny si ritrovano a lavorare quasi clandestinamente a un progetto comune che segnerà le loro vite ma che metterà la prima pietra miliare al processo di uguaglianza sociale dell’essere umano, simbolicamente nel romanzo. La sete di libertà è senza dubbio il comune denominatore di queste donne che le porterà alla realizzazione di un libro che racconta la vita vera di tutte le donne di colore obbligate a subire gli insulti celati delle donne bianche presso cui prestano i loro servizi. Il punto è che a dar voce a queste storie sia proprio una donna bianca è sicuramente singolare eppure molto probabilmente regala anche oggi una speranza a chi ha visto e sentito gli insulti tristi e imbarazzanti che hanno coinvolto i giovani rifugiati di colore accolti nell’oasi di Tor Sapienza. E siamo nel 2014. Fine anno.

“The Help” è un libro singolare da cui è stato tratto un film, uno di quei film da guardare con tutta la famiglia, uno di quei film con cui spiegare ai propri figli che non esiste differenza dettata dal colore della pelle. La questione razziale dell’America del Sud fondata sulle discriminazioni sociali, politiche e soprattutto umane sono affrontate in tre differenti punti di vista che però convogliano verso un unico risultato.

E’ il momento di Marter Luther King e delle marce per ottenere l’indipendenza, è il momento dei morti per le strade solo per aver osato ribellarsi al razzismo.

Molto probabilmente il fatto che i temi collegati al razzismo siano solo sfiorati vista la profondità e lo spessore degli stessi,  può solo aver fatto bene a questo romanzo che resta comunque un romanzo storico a tutti gli effetti e che nasconde, sotto l’artificio letterario, una grande tensione versi i problemi della storia, problemi e drammi ancora oggi in parte irrisolti. Ma non si parla solo di razzismo in questo romanzo, si parla soprattutto di donne. Bianche e nere, infelici e misere. Alle prime era vietata l’emancipazione in quanto donne, alle seconde in quanto nere. La Stocket è riuscita a cogliere un momento storico molto importante e lo ha fatto in un modo intelligente, senza troppi sentimentalismi, con un perpetuo e attento riferimento alla realtà storica e alle fonti; è riuscita a raccontare nel modo giusto una storia triste.

Questo libro racconta solo un piccolo pezzo di strada che queste tre donne hanno percorso insieme, un pezzo rischioso, un pezzo che ha richiesto grande coraggio, il coraggio tipico delle donne ma soprattutto un pezzo che ha concesso loro di trasformare un desiderio in qualcosa di se non reale almeno ad esso vicino: il desiderio di libertà.