Dalle primarie del 2008 al ruolo di Segretario di Stato nell’amministrazione Obama, Hillary Rodham Clinton racconta oggi le scelte e le difficoltà di un tempo ancora presente, che rapidamente cambia il volto del mondo.
“Ciascuno di noi si trova di fronte a scelte difficili, nella propria vita..e il modo in cui le affrontiamo definisce le nostre identità. Nel caso dei leader e delle nazioni, le scelte compiute possono fare la differenza tra la guerra e la pace, la miseria e la prosperità.”
Così Hillary Rodham Clinton ci introduce al racconto della sua esperienza come sessantesettesimo Segretario di Stato degli Stati Uniti nell’amministrazione Obama. Prima donna ad arrivare alle primarie finali, terza a ricoprire un tale incarico (quarta carica in linea di successione presidenziale). Un incarico che, nel 2008, portava un peso particolarmente oneroso, vista la politica americana del dopo 11 Settembre: le drastiche scelte dell’amministrazione Bush, i fondi spesi in guerre interminabili e discutibili, la crisi finanziaria più pesante dal crollo del ’29. Era necessario un cambio di rotta, che rispolverasse l’immagine Americana ormai opacizzata agli occhi del mondo.
Nella sua ultima auto-biografia, Scelte difficili (edito Sperling & Kupfer, 2014), Hillary Rodham Clinton esamina con accuratezza e convinzione i punti salienti che hanno definito la sua politica, partendo da quell’incontro con il futuro Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, organizzato di nascosto dalle telecamere, in territorio neutro. Incontro che definirà le politiche future della nuova America, quella cui spetta ricostruire una friendship estera su basi più che precarie, e che si trova a dover giocare sullo stesso tavolo di Cina e Russia. Ma soprattutto l’America che deve trovare un compromesso con il capitalismo senza scrupoli degli ultimi decenni, affrontando contraddizioni interne che devono convincere i cittadini americani ancor prima del resto del mondo. Temi caldi per l’ex first-lady, che tra le righe lascia sfuggire la difficile decisione di mettere da parte la propria politica per unirsi a quella, pur simile, dell’ex sfidante. Non se ne pentirà, e da quella collaborazione nasceranno progetti determinanti come il “reset button” con la Russia, costruito in un’intricata tela di ironia ed equilibri di potere.
Che l’importanza di questo resoconto stia nella possibile ricandidatura alla Presidenza Americana di Hillary Rodham Clinton, è un fatto che non deve sfuggire. Nelle linee in cui si definiscono i contrasti con alcune scelte nella politica di Obama, o la necessità di compromesso con le partnerships medio-orientali o sud-americane, si può intravedere, infatti, l’inizio di una campagna elettorale che sembrerebbe già ben definita. Ma gli aneddoti e i racconti dei viaggi compiuti, delineano comunque l’immagine di un personaggio assolutamente interessante, che cerca l’equilibrio tra vita personale e pubblica, e sembra trovare la combinazione giusta proprio nella scelta di un approccio più intimo, che crei un immediato feeling con i suoi interlocutori.
Ed è proprio quest’atmosfera di intimità che permea ogni racconto, con uno stile diretto e asciutto, che risente, a volte, di un’insistenza pressante sulle potenzialità democratiche americane. Tuttavia, ad un lettore estraneo alla politica d’oltreoceano, questo linguaggio può sorprendere per la speranza e la convinzione che trasmettono. Nonostante a volte ci sia una tendenza a catalogare facilmente queste espressioni come “prepotenza americana”, in questo contesto le parole hanno un’eco diverso. Non solo perché è una donna a parlare di problemi fondamentali che definiscono i rapporti di potenza mondiali, dato che in Italia sembrerebbe quanto meno impensabile; ma soprattutto per quella capacità di guardare oltre, di riuscire realmente a definire un’identità attraverso delle scelte che possono essere impopolari, ma delineano una convinzione e una tenacia che prescinde dall’effimera gioia dei 5 minuti di popolarità.
“Ho scritto questo libro per tutte quelle persone, americane e non, che cercano di capire un mondo in rapida trasformazione” scrive Clinton nell’introduzione al saggio, “su quali basi i leader e le nazioni riescano a collaborare, e in che modo le loro decisioni influenzino le vite di tutti noi.”
Una lettura che può senz’altro aiutare a farsi un’idea sul personaggio che ha avuto, e che potrebbe avere, un ruolo fondamentale nella storia contemporanea.