L’unico Anello è la reificazione del Male, della Tenebra che Shakespeare definiva come “l’universale lupo”. Esso appartiene a Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor: sua alienazione, feticistica trasposizione del suo Essere satanico, materializzazione del Male che ha perso la propria Essenza, come un’ombra raminga che si mette in cerca del suo corpo.
Ecco, Tolkien è stato più moderno dei moderni. Il Male non è essenziale, non ha alcuna forma (per esprimerci in termini platonici). Esso si materializza nella sua versione più degradata, in un minuscolo oggetto che è, nella sua innocua parvenza, la trasposizione del caos immediato, del nostro desiderio. In termini aristotelici, l’anello è sinolo, sintesi di forma e materia, ciò che lega l’uomo (colui che dà forma al mondo) è la realtà che in principio è sempre inessenziale, informe, arbitraria, caotica e violenta. Ovvero è un legame tra l’uomo e la sua profonda natura. Questo non significa che il Male sia radicale, ovvero che abbia una sua complessità, o che agisca in profondità. Qui è Hannah Arendt che insegna:
“la mia opinione è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida, come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità […] ed nel momento in cui cerca il male è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua “banalità”… solo il bene ha profondità e può essere integrale.”
È l’Anello di un abisso informe, dotato di un potere di gran lunga maggiore degli altri Anelli detenuti dai sovrani dei popoli della Terra di Mezzo. Il più suggestivo e famoso poema dell’opera recita:
Tre anelli per i Re degli Elfi sotto il cielo,
Sette per i Signori dei Nani nelle aule di pietra,
Nove per gli Uomini votati alla morte,
Uno per il Signore tenebroso sul cupo trono,
Nella terra di Mordor dove posano le ombre.
Un unico Anello per reggerli tutti e trovarli
E adunarli e legarli nel buio,
Nella terra di Mordor dove posano le ombre.
Al tre, numero dello spirito e della germinazione (della grazia e della trinità cristiana), si deve aggiungere il quattro, il numero degli elementi che compongono la materia. A seguire il sette che è il numero di Minerva e delle arti liberali, associato ai nani costruttori. Infine il nove, numero della redenzione umana, di chiara ispirazione dantesca. Soltanto un anello è capace di adunarli e legarli nel buio. La stesura del libro avvenne in più riprese tra il ’37 e il ‘49. L’immagine di un unico sovrano che impera sui popoli sembra rimandare, nella sua raffigurazione mitopoietica, ai totalitarismi, ai genocidi, alle tendenze imperialistiche della prima metà del secolo scorso. Ma questa, ovviamente, è un’altra storia.
Il secondo libro della magnum opus di Tolkien, Le Due Torri, narra di come Aragorn, Legolas e Gimli inseguano gli orchi che hanno catturato Merry e Pipino. Quest’ultimi si imbattono in Treebeard, un enorme albero parlante, signore di un’antica foresta incantata, simbolo di una primordiale natura non ancora contaminata dall’uomo. Intanto i tre guerrieri incontrano un Gandalf redivivo, portatore di infauste notizie: Sauron sta preparando un esercito per attaccare il mondo degli uomini. Assieme vanno a liberare il Re di Rohan da una stregoneria di Grima Vermilinguo, servitore di un Mago che sta al servizio dell’Oscuro Signore, Saruman il Saggio. Il Re, liberatosi di Grima, decide di prendere parte alla lotta contro il Male. La Battaglia del Fosso di Helm assume toni epici e drammatici, simile a quelli dei grandi poemi cavallereschi. Grazie all’aiuto degli alberi secolari di Treebeard, Saruman viene imprigionato nella sua stessa torre, e Merry e Pipino possono ritornare dai loro amici.
Frodo e Sam, intanto, scalano le montagne che circondano Mordor, il regno del Male. Durante il loro pellegrinare incontrano quello che, dalle stesse intenzioni di Tolkien, è il personaggio chiave di tutta l’opera, ovvero Gollum, essere viscido e dalla personalità ambigua, in passato custode dell’Unico Anello. Frodo lo affronta, e dopo averlo soggiogato lo obbliga a scortarlo fino al Monte Fato. Il percorso è ricco d’insidie, e in una lunga galleria, situata ai piedi di una montagna, i due hobbits vengono assaliti dal guardiano Shelob, un gigantesco e mostruoso ragno. Durante lo scontro, Frodo viene ferito e perde i sensi. Proprio in quell’istante arrivano degli orchi che catturano Frodo, oramai incolume. Sam ha solo il tempo di prendere l’Anello e indossarlo. Divenuto invisibile, insegue gli orchi con la speranza di salvare l’amico…