Dio è nelle cose di ogni giorno:
nei magazzini d’ortofrutta, nelle fabbriche
Nel caos degli incontri calcistici
nel boccale di birra di un chiosco
Nella noia, nelle lacrime scorate
nelle lettere di un’offesa amorosa
Nei recessi delle querce bibliche
nel tremito della carne esangue di paura
L’umile colcosiano osserva
la Sua tenda di tessuto fine
Nello studio ha impastato i Suoi colori
un pittore dalla vista acuta
Chi è Costui? Un Padre dai tanti volti
dentro occhiute cattedrali
O un bambino che gioca
con una nuova stella del mattino?
Sergej Stratanovskij
Uno sguardo verso l’alto.
Sergej Stratanovskij, poeta russo contemporaneo, è nato a Leningrado nel 1944. Tradotto in tutte le principali lingue, nel 2000 trascorre in Italia un breve soggiorno da cui trarrà ispirazione per “Versi scritti in Italia”. Tuttavia, è con la raccolta “Buio diurno” che la sua popolarità si consacra definitivamente nel nostro Paese.
“Buio diurno” è un’antologia di versi che indaga l’esistenza di Dio nel mondo. Dov’è Dio?
Solo a solo col dolore
Solo a solo col Signore
Di restare ho il terrore
Io – bestia del Suo cacciare
Io – pesce del Suo pescare.
Pochi versi programmatici racchiudono il senso dell’intero volume. Ripercorrendo il testo ci accorgiamo della distanza di Dio dalle nostre faccende, dalla vita quotidiana.
Il problema non è se Dio esista oppure no. Il dramma nella poesia di Stratanovskij è non trovare Dio calato nella nostra quotidianità, non percepirlo.
L’assenza di Dio è solo lo sfondo tematico sul quale vediamo denunciati i problemi e le angosce della Russia post-comunista passata nelle mani dei nuovi ricchi, del capitalismo sfrenato. Il fil rouge dell’intera raccolta è la perdita di identità. Si avverte estrema solitudine di fronte ad un mondo ormai completamente estraneo.
“Dio è nelle cose di ogni giorno” scrive ad un certo punto il nostro autore. Che volto ha il nostro Dio? Che volto dovrebbe avere?
Che senso ha una divinità chiusa nelle cattedrali? E’ fuori che c’è bisogno di Dio, è fuori che lo si incontra.
La chiusa del componimento è la sintesi perfetta di tutto il discorso appena fatto. Una domanda retorica termina il componimento, ma apri gli orizzonti della nostra riflessione.
Da quella domanda ciascun lettore può partire per interrogarsi non solo su Dio, ma anche e soprattutto sulla società che ci circonda.
Chi è Costui? Un Padre dai tanti volti
dentro occhiute cattedrali
O un bambino che gioca
con una nuova stella del mattino?