Che il tormento amoroso abbia dato filo da torcere a generazioni e generazioni di individui, è risaputo. Che sia diventato oggetto di speculazioni filosofiche, dibattiti, litigi tra amici, testi letterari e pensieri vari, lo è ancor di più.
Recentemente, messa dinanzi ad una quantità di tempo libero mai registrata fino a questo momento, ho sperimentato il piacere di crogiolarmi in letture che non definireste esattamente “estive”. Ma innanzitutto occorre sfatare il mito della lettura estiva che vuol dire lettura frivola e che abbraccia romanzetti superficiali; non comprendo il motivo per cui un lettore piazzato sul lettino in spiaggia debba essere discriminato se sta leggendo Guerra e pace e non se stia leggendo Cinquanta sfumature di grigio. Ad ogni modo, una triade di libri ha avuto il sopravvento sulle altre, e lo ha fatto ricorrendo a metodi che la ragione non conosce (ma il cuore sì). Si tratta di autori che sostanzialmente hanno poco in comune, ma che hanno altresì scelto una strada privilegiata di raccontare una storia: la storia del tormento come ossessione, come possesso ingiustificato (o quasi), un tormento che si manifesta come non-amore.
Nel corso di questa estate “tormentata”, ho incontrato per primo Alberto Moravia e La noia. La vicenda di Dino, la sua inadeguatezza a qualsiasi forma di appagamento nei confronti della vita intera, deve incrociare quella di Cecilia. L’ossessione nei confronti di una donna verso la quale non nutre neppure un sentimento profondo di amore puro è stata l’avvisaglia di un’esperienza – dal mio punto di vista, che è quello di chi si accinge a leggere –, che è quella tanto agognata di condivisione di uno stato empatico col protagonista e di attanagliamento viscerale. E non sto esagerando affatto. Già scalfita mi sono mossa verso un altro caposaldo, Dino Buzzati con il suo Un amore: Antonio Dorigo prende il testimone lasciatogli da Dino ed esaspera la storia: innamorarsi di una prostituta diventa lo scenario per un amore patologico perché a senso unico e perché strumentalizzato per fini spregevoli ma così veri e carnali da non poter essere neanche del tutto condannati. Lo stato d’animo si fa sempre più instabile, poiché la gabbia del cuore di Antonio potrebbe essere quella del lettore, sebbene Milano non faccia da sfondo e ad averlo in pugno possa non essere una prostituta ma un semplice duro di cuore. Il terzo traguardo è stato quello di Milan Kundera e de L’insostenibile leggerezza dell’essere: Tereza ama Tomas e Tomas ama Tereza. Ma Tereza ha scelto Tomas perché aveva bisogno vitale di uscire dalla vita familiare fatta di umiliazioni in cui era cresciuta; mentre Tomas ama di un amore fuggevole, che si nutre di altre donne, che lo amano a loro volta.
Sebbene figli di mondi diversi, questi libri hanno sviscerato il tormento amoroso e alleviato le giornate estive controverse di una lettrice qualunque. Questa la mia guida letteraria per romantici (falliti).