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“Adulterio”. La passione secondo Paulo Coelho.

Ci sono diversi tipi di malattia. C’è quella causata da un virus infetto che penetra nel nostro corpo, colpendone le cellule; e c’è quella così detta “dell’anima”, la depressione che si insinua nel nostro cervello e spegne la luce della ragione. Una malattia impalpabile, oscura, che spesso colpisce in percentuale maggiore le donne.
Da questo spunto parte il nuovo romanzo di Paulo Coelho , Adulterio (edito Bompiani, 2014), che questa volta, con grande coraggio vista la delicatezza del tema, penetra nella mente di una giovane donna di 31 anni. Linda ha tutto, vive avvolta in una nuvola rosa, sorretta da una lastra d’oro che incornicia la sua vita perfetta. Due figli, un marito che la ama, un lavoro che le piace, una casa a Ginevra e un vicino che pulisce ossessivamente la sua Audi nella speranza che la luce del metallo diventi sempre più brillante. É la routine ad abbattere Linda, schiacciata dal peso della perfezione che non sarà mai qualità umana. Una paura che scava nell’oscurità, in quel lato della medaglia che è parte del nostro essere, e che tormenta la donna  fino a far crollare le fondamenta del castello che si è costruita. Linda deve penetrare fino in fondo nella sua anima, ribaltarne la facciata senza macchia per scoprire cosa si nasconde dietro, e la passione per un altro uomo, che riaccende la luce della sua vita, non è che la molla scatenante, una parte di questa ricerca.

Nonostante paragoni con capolavori classici saltino più facilmente all’occhio, nei dettagli di certi dialoghi tra donne, si rintracciano le esperienze che da sempre segnano la depressione femminile, come è stata già raccontata ad esempio, ne “La mistica della femminilità” di Betty Friedan. Questo è forse dovuto in parte all’idea di base che accomuna queste due opere. Se lo spunto di Friedan nasce da interviste alle donne della sua generazione, infatti, Coelho si ispira alla più tecnologica analisi delle emozioni raccolte su Twitter. Donne chiuse in un luccicante castello di cristallo, che una mattina si trovano a piangere chiuse nel bagno per nascondere la loro debolezza. Una tristezza che non trova consolazione e che viene spesso erroneamente curata con abbondanza di psicofarmaci. Ma la ricetta di Coelho serve una soluzione diversa, la ricerca di sé attraverso il peccato e l’abbandono alla passione, a quell’ombra che come la luce crea ciò che siamo.

Come in ogni suo romanzo, Coelho guida i suoi personaggi in un cammino che al principio non è mai evidente, ma si mostra pian piano, con l’avanzare del racconto, fino a quando il sentiero si mostra chiaro, nella sua insensata logicità. Linda potrebbe essere il prototipo della donna moderna, una contemporanea Madame Bovary che si risveglia da un sogno troppo irreale per essere vissuto. Affogando nell’ordine prestabilito di un mondo per sua natura caotico, il contrasto diventa così evidente da divenire insopportabile. Se Flaubert arrivò a dire “Madame Bovary c’est moi!”, però, Coelho sembra rifiutare una coesistenza con il suo personaggio, e nella camaleontica rappresentazione della sua Linda, la prospettiva di quest’ultima è la sola e unica protagonista, senza traccia di autocompiacimento (mi si permetta di descrivere così le parole di Flaubert, che con ironia sarcastica uccide infine la sua eroina).
“Adulterio” è un romanzo che non può mancare tra le vostre letture estive, non solo perché l’autore è di quelli che meritano almeno un’ora delle nostre giornate, ma anche per la volontà di svelare l’ipocrisia di alcune realtà, per la scrittura così visceralmente intima, riflessiva, che svela l’importanza di un contatto reale con la propria identità.