La mia bocca si schiude come un taglio.
Sono stata bistrattata tutto l’anno, notti
tediose, niente se non ruvidi gomiti contro di esse
e delicate scatole di Kleenex a dirmi piagnona
piagnona, stupida!
Prima d’oggi il mio corpo era inutile.
Ora cerca di strappar via i suoi spigoli.
Scappa via, nodo a nodo, dagli abiti della vecchia Mary
e, guarda – Ora è cangiante pieno di questi lampi elettrici.
Zang! Resurrezione!
Una volta era una barca, legnosa
e con niente da fare, senza acqua salata sotto di sè
e bisognosa di una ridipinta. Era niente di più
d’un mucchio d’assi. Ma tu l’hai sollevata, l’hai armata di nuovo.
Lei è stata eletta.
I miei nervi si sono riaccesi. Li ascolto come
strumenti musicali. Dove c’era silenzio
tamburi, corde stanno inguaribilmente suonando. Sei stato tu.
Puro genio all’opera. Caro, il compositore ha camminato
nel fuoco.
Anne Sexton
Torno a parlare d’amore e lo faccio tramite i versi di una delle più apprezzate e controverse poetesse statunitensi del novecento, Anne Sexton. Nel privato una donna dalla vita turbolenta, la cui esistenza fu segnata da una perenne malattia mentale che la portò addirittura al suicidio nel 1974, in poesia una nota stonata e potente in grado di ridisegnare i confini tematici della scrittura in versi, capace di affrontare questioni d’avanguardia in campo femminile quali l’aborto, le mestruazioni, la masturbazione.
Nel 1969 pubblica Poesie d’amore, una raccolta innovativa, ritenuta dalla critica la più femminista delle sue opere. Il bacio, celebre componimento tratto da questa raccolta, descrive la potenza del sentimento amoroso.
Immersa nel buio di notti tediose, scandite da un tempo che conosce istanti tutti uguali, l’amore ha gli strumenti giusti per rianimare la protagonista. In qualche modo la salva da un silenzio aberrante, da un’angoscia esistenziale, da un pianto senza consolazione.
Zang! Resurrezione!
Ecco la rinascita. Quei silenzi così mesti e tanto incerti, fitti di inquietudine e di tormento vengono sostituiti da decisi tamburi e squillanti corde.
Come un rudere di nave restaurato, i cui pezzi vengono assemblati, così i muscoli della donna rinvigoriti riprendono forza, il sangue comincia a pulsare nelle vene, la vita procede di nuovo.
Cupido quindi è ancora una volta mezzo di elevazione assoluta. Il rischio di non farcela è stato ampiamente ripagato.
La donna è stata salvata. Quasi come una missione, l’amore ha espletato la sua funzione.
Caro, il compositore ha camminato
nel fuoco.
Schiacciata con prepotenza, la paura ha perso, l’amore ha vinto.